Su tutti i giornali si parla della vicenda della Ministra Federica Guidi e delle sue dimissioni. I punti sono noti:
a) Federica Guidi, nella sua posizione ha sponsorizzato e spinto un emendamento per Tempa Rossa da inserire nella Legge di Stabilità;
b) la stessa Guidi ha poi telefonato al compagno Gianluca Gemelli per informarlo nell’imminente via libera al testo, notizia attesa dal Gemelli per specifici suoi interessi di lavoro nella faccenda;
c) nella telefonata, l’ex Ministra Guidi dice “che anche Maria Elena (Boschi) è d’accordo”.
Questa ed altre telefonate sono state intercettate dagli inquirenti nel quadro di una indagine più vasta che coinvolge appalti, concessioni, corruzione, ecc. ma la storia della Guidi è curiosa. Nel senso che mi domando: ma perché si è dimessa? Si può essere d’accordo o non d’accordo politicamente su quell’emendamento che, sboccando i lavori per la realizzazione del progetto Tempa Rossa (attivazione del sistema di sfruttamento di un pozzo petrolifero scoperto nel 1989 in Basilicata), porterebbe vantaggi alla Total e probabilmente anche per le politiche energetiche nazionali, ma inserire un emendamento non è un reato.
Si contesta che Federica Guidi abbia avvisato in anticipo il compagno: anche questo non mi pare decisivo. Anzi mi pare quasi normale, visti i rapporti personali tra i due. Infine, che la Boschi fosse d’accordo, a parte l’allineamento politico ovvio con il Governo, anche questo mi pare normale: il Ministro per i Rapporti con il Parlamento, Maria Elena Boschi appunto, ha il dovere di firmare ogni variazione introdotta in una Legge.
Dove sta il problema? L’emendamento, la telefonata, il conflitto d’interessi latente? Io credo vi sia un problema politico connesso alla evidente commistione tra politica e affari, politica e clientelismi, politica e familismo, per non parlare del veleno della corruzione. In altre parole, Renzi, che conosce bene questi problemi, da politico giovane ma intelligente, ha preferito mettersi in una posizione di maggior forza. Visto che il bubbone sarebbe comunque scoppiato, meglio far dimettere subito la Ministra e dire, come ha detto, che loro sono “diversi”.
Benché di diverso vi sia ben poco. Perché ciascuno ha continuato a fare i suoi affari e forse tutto serve per far sì che possano continuare a farlo. In un certo senso la sollecitudine della Guidi ha generato una sorta di eccesso di zelo nel Premier che ha colto nella situazione l’occasione per distinguersi (un suo tweet dice di essere “diverso” dal Governo Letta, anch’esso di centro-sinistra, proprio perché la Cancellieri non si era certo dimessa per cose ben più gravi) e attrezzarsi contro gli inevitabili attacchi delle opposizioni.
Resta quindi politico il problema delle “relazioni pericolose” (che va al di là della vicenda della Guidi, figura politicamente incolore, ma evidentemente utile a qualcuno) come le chiama Piero Ignazi su Repubblica (5 aprile). Relazioni pericolose che danno l’idea precisa “che i politici usino il loro potere per interessi particolari e privati”. Prosegue Ignazi “agli occhi dell’opinione pubblica la distanza che separa l’uso incauto delle proprie prerogative pubbliche dalle violazioni belle e buone e dorme tende ad accorciarsi fino quasi a scomparire”.
Insomma: l’antipolitica, la sfiducia nei partiti e nelle istituzioni (cosa ancora peggiore) nasce “dall’annebbiamento delle responsabilità”. La stessa Guidi forse se ne rende conto quando, come emerge oggi da altre intercettazioni, dice al compagno che la incalza e fa pressioni: “Tu mi stai utilizzando. Dovresti prendere altri lavori”.
“Tecnicamente” io non vedo questioni nella condotta del Governo (sull’emendamento, intendo dire); semmai la questione è appunto politica quindi più larga e spinosa. Il Governo sta facendo cose anche importanti ed utili per il Paese, ma la sua immagine è appannata (pensate che Alfano, forte dei successi sull’Articolo 18, la child adoption, e forte del fatto che lui non si è mai dimesso a fronte di fatti molto più gravi, ha rilanciato la costruzione del Ponte di Messina!).
Renzi oggi fa come gli allenatori di calcio che si prendono le responsabilità degli insuccessi della squadra. Il rischio è che lo prendano sul serio e venga, come capita appunto agli allenatori, esonerati. E non sempre è una cosa positiva, ma qualcosa di “diverso” lo si deve fare. Per i cittadini e per le Istituzioni.
Stefano Vitale