foto_rob.bolle_vitaleC’era grande attesa al Teatro alla Scala di Milano per “Il giardino degli amanti” di Massimiliano Volpini con Roberto Bolle, su musiche di Mozart che apriva le celebrazioni per i 225 anni dalla morte del genio di Salisburgo. Lo spettacolo ha debuttato quindi il 9 aprile 2016, con repliche fino al 19 aprile 2016.
Massimiliano Volpini, già danzatore della compagnia e coreografo in Italia e all’estero, collabora da tempo con l’icona massima della danza classico-pop del pianeta: Roberto Bolle. Questa collaborazione lo ha portato a creare per lui assoli, passi a due e un fortunato progetto multimediale che ha furoreggiato nei diversi Bolle and Friends che ogni fine anno allietano, per fortuna, le folle nei teatri.

Le musiche del balletto sono quartetti e quintetti di Mozart eseguiti dal vivo dagli splendidi musicisti dell’Orchestra Scala: Francesco Manara e Daniele Pascoletti (violini), Simonide Braconi (Viola), Massimo Polodori (Cello), Andrea Manco (flauto), Fabien Thouand (Oboe), Fabrizio Meloni (Clarinetto).

Da quel che abbiamo compreso, l’ispirazione di Volpini è partita comunque dalle opere teatrali di Mozart, in primis dalla trilogia scritta con Lorenzo Da Ponte.
Il balletto è ambientato nel giardino di una villa. La scena è comunque semplice : una sorta di sipario di piante a cura di Erika Carretta. Tutto dovrebbe impregnarsi di echi e rimandi al mondo del compositore. Ma invece di stupire con la necessaria magia, vediamo uscire dalle quinte, dalle porte del giardino, statici ballerini che dovrebbero rappresentare i personaggi mozartiani e che dovrebbero giocare tra loro coinvolgendo il pubblico nelle loro ben note schermaglie amorose.  Figaro, il Conte di Almaviva, Susanna e Rosina, Don Giovanni e Leporello, Fiordiligi, Dorabella Ferrando e Guglielmo, tutti ripercorrono la loro natura ed accennano alle trame conosciute delle opere di Mozart. Ma l’azione è terribilmente scontata, modesta persino nei passi e nei gesti di danza. Tutto è didascalicamente prevedibile, nessuna sorpresa e persino la bellissima musica di Mozart ne viene svilita. Tanto che la tentazione è di non guardare lo spettacolo, ma di chiudere gli occhi e di limitarsi al piacere dell’udito.

I gesti dei ballerini, Bolle compreso, sono statici, banalmente programmati. Si vuole forse additare la famosa geometria delle passioni mozartiane? Qui emerge solo la noia dell’esercizio che si ripete uguale all’infinito. Le coppie si incontrano, si separano, accennano a gesti ed espressioni stereotipate. Nessun sussulto, nessuna emozione. Per esempio, il passaggio dal “Così fan tutte” al “Flauto Magico” non prevede alcun salto. La Regina della Notte non introduce alcun elemento di rottura: il ballo annega nel sempre uguale della coreografia. La scelta che sia poi la stessa Regina a condurre i due giovani protagonisti all’interno di questo mondo mozartiano lascia molto a desiderare anche sul piano drammaturgico.

Ho letto sul web (danzaeffebi.com) un commento di Massimiliano Volpini: “Per i personaggi mozartiani mi sono rivolto a artisti che già conoscevo per individuare i caratteri e lasciar esprimere la personalità di ognuno; ne è uscita una esatta corrispondenza. Stilisticamente il gruppo moderno ha un linguaggio diverso rispetto ai personaggi mozartiani: da un movimento più libero, mentre ci si addentra nel cuore del giardino si va più verso il classico, in punta, ma sempre con dinamica e fluidità moderne… Centrale è una coppia, che poi si separa: seguiremo maggiormente il protagonista maschile e il suo trasformarsi un personaggio mozartiano; alla fine lui e la sua compagna si ritroveranno ma entrambi trasformati, anche nello stile e nei costumi”.

Il balletto, nelle sue intenzioni, dovrebbe quindi raccontare il viaggio magico di una possibile metamorfosi dei protagonisti. Nulla di tutto questo emerge, nei fatti ,dalla coreografia di Volpini. La leggerezza e l’ironia del Settecento si riducono ad una sciatta fotografia stereotipa di “cose già viste” e di banali ammiccamenti, senza alcuna dinamica. Uno spettacolo che , insomma, non dà ciò che aveva promesso. Realtà ed illusione dovevano fondersi in continui cambi di atmosfera: non abbiamo visto nulla di tutto questo. Abbiamo invece assistito ad uno spettacolo modesto che certamente non passerà alla storia.

Ma c’era Roberto Bolle che ormai è come un dogma della Chiesa: non lo si può mettere in discussione. Purtroppo qui ha partecipato “attivamente” a rendere pesante lo spettacolo adeguandosi, come ovvio, alle disposizioni del coreografo. Almeno così vogliamo sperare. Perché Bolle è e resta un grande della danza mondiale e merita tutta la nostra ammirazione e rispetto. Lui è uno che continua, malgrado l’età che avanza, a lavorare ore ed ore ogni giorno per amore del suo lavoro.

In ogni caso, spettacoli così hanno il pregio, anche grazie alla risonanza degli interpreti, di portare pubblico verso la danza. Che poi lo spettacolo sia, come detto, modesto non fa nulla. Ci sarà tempo poi per scoprire cose migliori.

Ricordo, infine, che la prima assoluta del 9 aprile 2016, è stata trasmessa in diretta su Rai 5  e che ci sarà una diffusione cinematografica internazionale a partire dal mese di giugno. L’8 aprile si è svolta un’anteprima a favore della Lega Italiana per la Lotta contro i Tumori.

Stefano Vitale

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