D. Per scrivere da professionisti, basta il talento innato?
R. No!Occorre conoscere tutta o quasi la tradizione letteraria e filosofica e non solo: Eliot docet. Ma senza talento si fa solo della letteratura.

D. Su per giù quanti libri hai letto per ogni opera che hai scritto?
R. Circa 200, specialmente per le opere filologiche su Zosimo Alchimista, Oracoli Caldaici, Eraclito, Eliot, Empedocle, Eschilo eccetera.

D. Poesia, narrativa, saggistica, giornalismo: se un genere ti ha catturato più degli altri, sai il perchè?
R. .Sì: al giorno d’oggi prediligo la saggistica e la poesia, se hanno veramente qualcosa da dire, perché vanno più in profondità, e con sintesi. Romanzo e giornalismo -sit venia verbis- mi sembrano un pò più di superficie, somigliano alla televisione.

D. La scrittura di oggi esige una differente preparazione culturale rispetto a quella necessaria ieri?
R. No. Solo, occorre conoscere, oltre a quello che si scrive oggi, quello che si è scritto ieri: quindi di più, rispetto a quello che bastava ieri.

D. Di chi é la maggiore responsabilità se in Italia si legge così poco?
R. Di editori, pavidi, affaristi, spesso senza anima, e scrittori, che vogliono solo piacere, e sono pavidi come gli editori, e affaristi come loro. Troppo deboli, senza un grande progetto che non sia piacere alle moltitudini e fare un pò di miserabile denaro con l’arte. Invece il successo e il denaro devono essere un sovrappiù, ammesso che vengano. Ciò che conta è la grandezza.

D. Come lo vivresti un eventuale insuccesso di critica e successo di pubblico?
R. Bene, se non lo ottengo compiacendo la psiche collettiva e rimbecillita dei molti. Tenendo conto che anche i critici hanno spesso questa caratteristica, e promuovono ciò che fa comodo alle ideologie e ai gruppi di miserabile potere del momento.

D. Il tuo rapporto con l’editore é generalmente più d’amore o di odio?
R. Amore, finché non fa il furbastro.

D. Vincere oggi un importante premio letterario, appaga l’Ego dell’Autore tanto quanto soddisfa la sua borsa?
R. No comment. Credo poco ai premi letterari.

D. Incide, nel successo di uno scrittore, l’appartenenza ad una corrente politica o ideologica?
R. Moltissimo, purtroppo. Ma è divertente avere successo senza appartenere a nessuna corrente: c’è più gusto.

D. E’ possibile, oggi, che un grande scrittore non venga mai scoperto e resti per sempre nell’ombra?
R. Possibile. In compenso si scoprono un numero enorme di cialtroni, che affollano le pagine dei giornali, pur essendo mezze tacche.

D. Quanto può durare il successo di un mediocre scrittore asceso agli allori per ragioni “promozionali”?
R. Tre anni. Poi, fortunatamente, il Tempo non smette di fare la sua parte da spazzino planetario.

D. Quando metti la parola fine a una tua opera, hai la consapevolezza di quanto sei riuscito a dare o a non dare?
R. Sì, perché cerco di dare sempre tutto. Per meno, non mi ci metto.

D. Hai mai provato il desiderio di rinnegare qualcosa che hai scritto?
R. No. Se non sono sicuro ricorro subito a pseudonimi. Se sono sicuro, lo rimango, anche perché non smanio dalla voglia di pubblicare subito, e ho il tempo di ripensarci.

D. Leggere un’opera altrui che giudichi eccellente ti stimola o ti scoraggia?
R. Stimola. Ma è raro.

D. Hai già scritto l’opera che hai sempre voluto scrivere?
R. Sì, ma ne ho altre in serbo.

D. Cosa ami del mondo e del tempo in cui vivi? Cosa detesti?
R. Amo la complessità e il rischio, detesto il conformismo del popolo bue, l’abuso di potere e la stupidità dei potenti, la mancanza di illuminazione che si traduca in azione. Detesto che si definiscano poeti o filosofi coloro che non vivono poeticamente o sapienzialmente.

D. Quale luogo comune, imperante nel nostro tempo, vorresti sfatare?
R. Le magnifiche sorti e progressive. Se non si cambia direzione, è la fine.

D. Qual è il valore più importate che ritieni vada difeso o recuperato?
R. Amore e conoscenza. Contempl-azione.

D. Dando un voto da 1 a 10, quanto sono della persona e quanto del “personaggio” le tue risposte in questa interSvista?
R. Coincidono in me. 10.

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