di Chicca Morone

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Mi piace pensare che l’essenza di una religione politeista possa essere ancora oggi attiva dentro di noi senza per questo noi essere politeisti: ecco perché ho voluto cercare le forze occulte, chiamate divinità nel mondo antico, proprio nel raffronto fra due personalità carismatiche come Florence Nightingale e Lady Diana dove le assonanze e le discrasie delle loro vite sono state caratterizzate da tipologie “divine” ben definite.

Credo che una qualche verità sotto le spoglie degli antichi dei ci debba essere ancora, seppure nascosta. Ovviamente amo il mito e cerco di trarne gli insegnamenti nelle realtà quotidiana.
Ho sempre pensato che la vita di ogni persona sia un continuo accavallarsi di immagini nelle quali ci si può identificare o meno: ogni contatto che abbiamo con l’altro ci porta in una dinamica non solo interpersonale ma, soprattutto, con noi stessi o almeno, con quella parte di noi che si rispecchia nell’interlocutore.

Dinamica, cioè dunamis, la forza: sono infatti le forze che agiscono dentro di noi fino a spingerci verso un comportamento piuttosto che l’altro a portarci verso la nostra crescita.
È della donna che parliamo in questa sede per cui consideriamo quelle “forze” che spingono una donna alla realizzazione.
Esistono diversi modelli (archetipi) nei quali una donna ieri, oggi o domani ha potuto, può o potrà identificarsi: il mondo interiore cambia poco se ci si trova in Antico Egitto, in Grecia, a Roma, in Palestina… cambiano le condizioni esterne, ma una donna gelosa lo sarà sempre, anche se vive in un harem, perché l’alchimia del suo sangue la porterà sempre a competere con le altre e a viversi in alternativa alle altre!
Ogni donna ha dunque il suo modello e più scava in profondità e più si avvicina alla realizzazione del sogno con e per il quale è venuta sulla terra.
La conoscenza delle divinità femminili dà a ogni donna la possibilità di indagare maggiormente sulle proprie caratteristiche non solo tipologiche, ma anche nei confronti dell’uomo, per ciò che comporta la motivazione nella scelta di un partner o la coazione a ripetere lo stesso modello.
Ogni donna ha in sé i doni di una dea, ma anche i difetti: sta in ognuna di noi conoscere gli uni e gli altri e cercare di mantenerci in equilibrio evitando di colpevolizzarci o perdonarci per le nostre “cadute” eccessivamente.

Per me è stato molto importante leggere “Amore e Psiche” nella interpretazione dell’analista Erich Neumann: è una lettura che consiglio a tutti perché è strumento di comprensione profonda della psicologia non solo femminile. Consiglio anche, di Jean Bolen, “Le dee dentro la donna” (ed. Astrolabio), un’altra lettura illuminante che ho seguito per dare una struttura alla disamina delle personalità di Florence e Diana.

Esistono tre tipologie femminili ben definite: agiscono dentro ad ogni donna formando modelli “da riconoscere” per poter avere una personalità completa ed equilibrata.
– Le Dee vergini sono riconoscibilissime dalla loro caratteristica comune: Artemide (protettrice dei deboli), Athena (stratega), Estia (fuoco al centro del focolare) sono disgiunte dal rapporto con l’uomo e hanno indipendenza e autosufficienza.
Artemide e Athena denotano una particolare concentrazione sulla meta e un pensiero logico fuori dal comune, Estia è più mirata al centro spirituale della personalità della donna. Quando queste forze sono dominanti nella personalità spesso spingono la donna verso la realizzazione in ambito lavorativo, connotando di una certa apparente durezza il personaggio.

– Le Dee vulnerabili sono altrettanto riconoscibili dalla dipendenza da un legame significativo con l’uomo: Era (dea del matrimonio, moglie), Demetra (dea delle messi, madre), Persefone (fanciulla violentata, figlia) che sarebbero senza gli dei dai quali essere tradite, rapite, dominate o umiliate? E per quanto strano sono proprio queste le forze interiori che aiutano la donna nell’evoluzione attraverso la perdita e la sofferenza.
– La Dea alchemica è una sola: Venere, bella e irresistibile, con molti amori e molti figli. È l’immagine di femminilità completa, di una donna che sceglie in prima persona amanti e incontri senza esserne mai vittima. Questa forza spinge la donna che ne è dominata a trovare il processo creativo in ogni relazione.

L’idea di paragonare le due donne mi è giunta dalle immagini di Lady Diana nel decennale della sua scomparsa: le sue foto con il simbolo della Croce Rossa mi hanno portato a vedere “oltre” il simbolo, cioè a chiedermi che cosa questo abbia significato per entrambe.
Non c’è giudizio nella disamina delle due personalità: c’è solo l’intento di mostrare quanto ognuno, figlio del suo tempo, può giocarsi la propria vita, quella che io definisco una vera e propria “partita a carte”, realizzando o meno il sogno con il quale è venuto sulla terra.
Florence e Diana sono state due persone carismatiche, due eroine che hanno connotato l’immagine femminile del loro tempo: il mio intento è cercare di capire dalle loro vite qualcosa che possa servire alle nostre.

Florence Nightingale nasce a Firenze il 12 maggio 1920 da genitori inglesi benestanti: la madre Frances era figlia di nobili. Concepiscono le due figlie nei due anni seguenti il matrimonio, durante il viaggio di nozze in Italia.
Diana Spencer nasce a Parkhouse proprio vicino la residenza reale di Sadringham il 1 luglio 1961 da genitori nobili, ma più preoccupati di se stessi che non dei figli.

Florence è desiderata, accolta con felicità nella città cui prende nome Diana nasce dopo un fratello morto a pochi mesi, è la terza femmina mentre i genitori desiderano il maschio a cui lasciare il titolo.

Florence è molto vicina al padre il quale crede che le donne debbano ricevere una attenta educazione: è da questi è istruita personalmente nella lingua greca, latina, francese, tedesca, italiana nonché in storia e scienze matematiche.
Diana ha molti problemi a causa dei litigi familiari: l’abbandono della madre quando ha sei anni e l’istruzione molto limitata la rendono timida, introversa e insicura.

Florence rifiuta di sposare Lord Houghton e diversi altri pretendenti decidendo di voler diventare infermiera.
Diana dichiara di voler fare la ballerina o la principessa del Galles.

Florence “sente la voce di Dio” che le chiede di servirlo poco prima di compiere 17 anni e inizia a visitare i malati nei paesini vicini, negli ospedali pur contro la volontà dei genitori.
Diana si occupa dei bambini di un asilo e realizza una prima forma di “maternità”
Florence inizia una serie di viaggi culturali.
Diana si sposa e inizia una serie di viaggi di rappresentanza.

Florence organizza il suo lavoro secondo metodologie precise con l’apporto di cognizioni matematiche e statistiche
Diana tra mille problematiche partorisce due figli maschi e adempie al compito per il quale era stata “assunta”.

Florence si occupa degli altri fino ad ammalarsi.
Diana si occupa di se stessa al limite della malattia: cercare di essere al centro dell’attenzione in una famiglia che non l’accoglie come lei vorrebbe dove un marito la tradisce pubblicamente è il minimo che possa accadere ad una ragazza da sempre “senza famiglia”.

Florence viene decorata per meriti personali conquistati con un atteggiamento maschile.
Diana è la rappresentante femminile della famiglia reale e prende contatto con gli ospedali in cui ci sono sieropositivi, con una certa soddisfazione per le critiche suscitate in famiglia, iniziando così una lunga serie di contestazioni e connotandosi per contrapposizione.

Florence aiuta economicamente i soldati e i malati trascorrendo lunghe ore tra le corsie.
Diana viene spiata nel suo atteggiamento poco regale nei confronti di alcuni membri dell’esercito.

Florence diventa eroina nazionale per quello che ha fatto.
Diana diventa un’icona per l’immagine che proietta.

Florence diventa “la signora della lampada” (l’immagine compare nella banconota da 10 sterline) perché di notte va nelle camerate ad assistere i pazienti facendosi luce con una lampada.
Diana diventa “princess of people” e dichiara di voler essere regina di cuori: la sua frase “So che posso dare l’amore per un minuto, per mez z’ora, per un giorno, per un mese e desidero fare quello” è particolare: lega l’amore al tempo, concetto strano se si pensa che la radice di a-mors significa proprio immortale, quindi totalmente senza tempo.

È così che compaiono le due figure dei tarocchi:
EREMITA e REGINA DI COPPE.
– FLORENCE: LADY OF LAMP (L’EREMITA)
L’eremita rappresenta il Tempo secondo l’iconografia riscontrabile nei trionfi petrarcheschi: l’uomo alla ricerca di se stesso nella solitudine, ricerca dei valori morali. Rappresenta Saturno, signore del karma, quindi le prove attraverso cui dobbiamo passare per liberarci della nostra umanità.
Lampada è simbolo della conoscenza: sollevata illumina il passato dove l’esperienza lo ha reso saggio o terapeuta.
Nella visione sufica de “La rosa mistica del giardino del re”, la figura dell’eremita prende ancora più valore nei confronti di F. “Quando ebbi contemplato quel simbolo (la spada della Giustizia) proseguii verso l’ultima camera di quel piano della torre, la nona camera. Il velo all’ingresso ricadde dietro di me e mi trovai di fronte a un vecchio derviscio dal volto sereno e radioso: la vecchiaia non sembrava affliggerlo e nei suoi occhi brillava la saggezza. Nella mano destra teneva alta una lampada accesa e nella sinistra un bastone al quale si appoggiava. Lo salutai con reverenza ed egli mi rivolse queste parole:
“DA GIOVANE SCELSI LA VIA DELLA LUCE E LA MIA RICOMPENSA È STATA GRANDE. HO IMPRIGIONATO LA SAGGEZZA NELLA LAMPADA CHE ILLUMINA LA MIA VIA. ATTORNO ALLA MIA ANIMA HO AVVOLTO IL MANTO DELLA PROTEZIONE CHE ALLONTANERÀ IL MALE QUANDO QUESTO MI ASSALIRÀ. QUESTO BASTONE DI FORZA IO L’HO TROVATO SUL MIO CAMMINO E AD ESSO POSSO APPOGGIARMI CON SICUREZZA NELL’ASCESA VERSO LA VERITÀ”
Come non vedere la scelta precoce di Florence, la saggezza che impronta le sue scelte, la protezione dei personaggi influenti che le permettono di realizzare economicamente il suo sogno, l’appoggio che riceve quando ammalata nel corpo rimane cieca e dipendente dall’aiuto infermieristico da lei stessa organizzato?

– DIANA: PRINCIPESSA DEL POPOLO (REGINA DI CUORI)
Nei tarocchi è la donna attenta alle proprie emozioni e decisa a difendere i suoi sentimenti il cui cuore è aperto solo da chi è in grado di ispirarle fiducia. Rappresenta l’amore familiare, la bontà, una buona madre. È una persona caritatevole, ispirata dalla fede, per la quale il suo mondo affettivo quotidiano è lo specchio dell’amore divino. Ma negli aspetti negativi c’è la gelosia, l’ossessività, una affettività soffocante e limitata, o al contrario carenza di amore verso i suoi, una falsa carità, lo sfruttamento, il disprezzo sociale. Uno specchio perfetto per una donna ferita negli affetti, sicuramente un’ottima madre, circondata da una pletora di persone nella quale evidentemente riponeva fiducia, assetata di amore quanto era, ma che infine sfruttava il suo carisma e la sua situazione.

Florence con i soldi raccolti (circa 59.000 sterline) fonda la Scuola di insegnamento per infermiere all’ospedale di St. Thomas.
Diana mette anche all’asta i suoi abiti per finanziare ulteriormente le sue opere caritatevoli, inizia la campagna per il disarmo delle mine.

Florence ammalata di brucellosi non potendo più essere presente in ospedale scrive testi di cui Nursering è tradotto in 11 lingue.
Diana ha una cura ossessiva del proprio corpo e non risulta abbia scritto altro che le famose lettere rubate e poi vendute ai giornali…

Florence apre una nuova rispettabile professione alle donne, pubblicando libri sui loro diritti in cui predica una rimozione delle restrizioni che impediscono loro di far carriera.
Diana rimane circondata da pop star, non lascia impronte da seguire se non quelle della presenza nelle opere di beneficenza, della eleganza nell’abbigliamento e donando l’immagine di una donna sicuramente non vincitrice e non realizzata.

Florence muore nel suo letto dopo lunga malattia sopportata con dignità e circondata dal rispetto di quanti l’avevano conosciuta e in silenzio.
Diana muore in un incidente d’auto tra flash di paparazzi e il clamore mediatico dopo aver cercato proprio attraverso i media di contrastare il potere della famiglia reale.

Florence ottiene le massime onorificenze destinate a una donna e nonostante invitata nella Abbazia di Westminster chiede di riposare nella tomba di famiglia.
Diana riceve la benedizione funeraria nella Abbazia di Westminster, viene tumulata al centro del lago nella residenza della famiglia: il museo che raccoglie fotografie, abiti e ricordi diventa un business da cui i familiari cercano di trarre profitto.
Le bare sono portate da sei sergenti dell’Esercito inglese.

Florence: una sola riga sulla lapide: “Florence Nightingale. Nata 1820. Morta 1910. Ha vissuto novant’anni e tre mesi”.
Diana “Niente mi porta più felicità che provare a aiutare la gente più vulnerabile nella società. È un obiettivo e una parte essenziale della mia vita – come un destino. Chiunque sia nell’afflizione può chiamarmi. Io accorrerò dovunque sia”.

– L’archetipo di riferimento mi sembra chiaro:
Florence vive mossa da Artemide, Estia e Athena: non appartiene a nessun uomo vive combattendo per gli altri.
Diana nonostante il nome vive poco il suo archetipo di indipendenza: è una Era inferocita giustamente dai tradimenti coniugali, è una Demetra poco propensa a lasciare che i suoi figli vengano assorbiti dalla famiglia reale, vive il suo inferno personale come Persefone nell’abisso di dolore di un luogo dove non è amata: l’importanza del rapporto con l’uomo è il fulcro della sua esistenza. Gli estimatori di entrambe sono noti:
Florence viene chiamata dalla Regina Vittoria, Edoardo VII e a lei vengono conferite prestigiose onorificenze.
Diana incontra Madre Teresa di Calcutta con la quale deve avere un legame karmico non indifferente se muoiono a pochi giorni di distanza. Le foto con Elton Johns, John Travolta, Versace e il colorato mondo delle pop-star rende il suo personaggio poco profondo.

Quali sono i miti di ieri e quelli odierni? Le vite della due donne lo dicono perfettamente:
IERI: Professionalità, impegno, dedizione, combattimento contro ingiustizia per ideali.
OGGI: Impegno umanitario basato sull’immagine, esteriorità, poca prudenza perché chiunque avesse sposato l’erede di Enrico VIII avrebbe potuto essere meno imprudente.
Quale la differenza?

Florence ottiene che alle donne venga data la possibilità di lavorare dove prima solo gli uomini potevano, realizzando un sogno di parità fra uomini e donne.
Diana fallisce il suo intento di diventare un riferimento per le donne: non riesce a rimanere immobile nel suo ruolo da dove nessuno avrebbe potuto scalzarla come madre di suo figlio: lascia due ragazzi ai quali sarebbe stata molto più utile una donna meno fotografata, ma ancora viva.

Quale l’insegnamento che ne ho tratto? Viene da “La maschera sacra di Burchkardt”:
“Ciò che più affascina l’uomo di casta nobile e guerriera, è la relazione fra volontà e destino”.
È precisamente questa relazione che il gioco degli scacchi illustra, in quanto le sue concatenazioni restano sempre intelligibili senza essere limitate nelle loro variazioni.
Alfonso il Saggio, nel suo libro sul gioco degli scacchi, racconta che un re dell’India volle sapere se il mondo obbedisce all’intelligenza o alla fortuna.
Due saggi, suoi consiglieri, diedero risposte contrastanti e, per provare le rispettive tesi, uno di loro prese come esempio il gioco degli scacchi, dove l’intelligenza prevale sul caso, mentre l’altro l’esempio dei dadi, immagine della fatalità.
Ugualmente, al Mas’iidl scrive che il re Baihit, il quale sembra abbia codificato il gioco degli scacchi, preferì quest’ultimo al nerd, un gioco d’azzardo, poiché nel primo “l’intelligenza trionfa sempre sull’ignoranza”.
Ad ogni fase del gioco, il giocatore è libero di scegliere fra più possibilità; ma ogni mossa comporta una serie di conseguenze ineluttabili: la necessità delimiterà sempre più la libera scelta, facendo sì che il termine del gioco non rappresenti il frutto del caso, bensì il risultato di leggi rigorose.
È qui che si rivela non soltanto la relazione fra volontà e destino, ma anche quella fra libertà e conoscenza: salvo una svista dell’avversario, il giocatore mantiene la propria libertà d’azione nella misura in cui le sue decisioni coincidono con la natura stessa del gioco, cioè con le possibilità che esso implica.
Detto in altro modo, la libertà d’azione va in questo caso di pari passo con la preveggenza e con la conoscenza delle possibilità; l’impulso cieco, di contro, per quanto in un primo momento possa apparire libero e spontaneo, si rivela a conti fatti come una non libertà.
L'”Arte regia” consiste nel governare il mondo, esteriore o interiore, in conformità con le leggi che gli sono proprie.
Quest’arte presuppone la sapienza, che è conoscenza delle possibilità; ora, tutte le possibilità sono contenute in maniera sintetica nello Spirito universale e divino.
La vera sapienza è l’identificazione più o meno perfetta con lo Spirito (Purusha), simboleggiato dalla qualità geometrica della scacchiera, “sigillo” dell’unità essenziale delle possibilità cosmiche.
Lo Spirito è la Verità: “nella Verità l’uomo è libero, fuori di essa è schiavo del destino”. Questo è l’insegnamento del gioco degli scacchi.
Lo Kshatriya che ad esso si dedica non trova solo un passatempo, un mezzo per sublimare la sua passione guerriera e la sua sete d’avventura, ma anche, in rapporto alla sua capacità intellettuale, un supporto speculativo, una via che conduce dall’azione alla contemplazione”.

Chicca Morone

Sono lieta di aver potuto “dare voce” all’opera di Florence Nightingale come da lei richiesto in occasione della registrazione della sua voce nella sua abitazione il 30 Luglio 1890:
“QUANDO NON SARÒ PIÙ NELLA MEMORIA, MA SOLO UN NOME, SPERO CHE ALLORA LA MIA VOCE POSSA PERPETUARE IL GRANDE LAVORO DI TUTTA LA MIA VITA.
DIO BENEDICA I MIEI CARI VECCHI CAMERATI A BALACLAVA E LI PORTI IN SALVO ALLA RIVA”.

Torino, 9 ottobre 2007
Circolo dei Lettori su invito di Pier Giorgio Gili, promotore del ciclo “Donne che raccontano donne” per l’Associazione 150 dell’Unità d’Italia.

(Le notizie biografiche su Florence Nightingale sono state tratte dal sito ufficiale del “Comitato Locale di Croce Rossa della ValNestore – Umbria”)

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