La Redazione de IL GIORNALACCIO vi ripropone qui un piccolo (anzi minimo) insieme di amenità che introducevano, in tempi remoti, ogni numero della vendutissima rivista “Le Grandi Firme”.
Così sorridevano, ai nostri occhi un po’ ingenuamente, nonni e bisnonni italiani (le signore, in particolare, si deliziavano nella lettura di questo periodico) quando il fascismo comandava le loro vite seppure, agli esordi, con farisaica morbidezza.
Subito qui sotto, per maggiore informazione di noi nipotini immemori, una carrellata esplicativa su ciò che rappresentò la pubblicazione: un fenomeno di costume ad alto tasso di popolarità e (ma ancora per poco) di internazionalità che, in modo intelligente e raffinato, coinvolse l’intera società del nostro Paese.
Un richiamo ancora per portare la vostra attenzione a fondo pagina, circa le definizioni attualissime e sagaci firmate da Pierre Véron che, come ci pare di intuire, fu uno degli pseudonimi usati dallo stesso Pitigrilli.
Buona lettura!
Il periodico nasce nel 1924 a Torino. Il fondatore, Pitigrilli, ne è anche il direttore: una sorta di garanzia sulla qualità dei contenuti. La prima serie ha un formato “rivista”; in copertina compaiono solo la testata e il sommario, scritti come fossero tracciati a mano (le figure femminili disegnate da Boccasile, divenute celebri poi come “signorine grandi firme” apparvero nella seconda serie). Non vi sono illustrazioni. Sotto la testata appare il sottotitolo «Quindicinale di novelle dei massimi scrittori, diretto da Pitigrilli». Come promettono il titolo e il sottotitolo, «Le Grandi Firme» ospita, oltre a rubriche a cura della redazione, novelle e racconti di scrittori all’epoca noti, italiani e stranieri (soprattutto francesi).
La selezione delle opere da pubblicare è curata dallo stesso direttore che, nel numero 10, invita i lettori a non inviare manoscritti alla redazione, segno della grande popolarità della rivista e dell’aspirazione di molti a pubblicarvi. Il genere letterario più presente e caratteristico è quello del romanzo umoristico (spesso a puntate) e della novella piccante e licenziosa. Nonostante (o forse per merito) dell’alone scandalistico che il genere piccante le procura, grazie alla capacità promozionale di Pitigrilli e all’accorta selezione degli autori, «Le Grandi Firme» diventa «la rivista alla moda della buona borghesia italiana».
A due anni dalla sua uscita la rivista vende tra le 250.000 e le 300.000 copie.
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Dalla rubrica “Acconciature”
di Marcel Arnac
2 settembre 1928 – Anno VI, numero 125, lire 1,50
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Dalla rubrica “Piccola arca di Noè”
di Ladislao Lakatos
1 maggio 1929 – Anno VII, numero 117 – Lire 1,50
– Vacca
Bisogna sapersi scegliere i genitori: se nasce in India va al tempio, se nasce in Europa va al macello.
– Scimmia
Avo? Imitatore?
– Pulce
La vendetta microscopica della natura. L’uomo succhia la natura, la pulce succhia il sangue dell’uomo.
– Gazza
Cleptomania. Appassionata raccoglitrice.
– Cammello
L’animale più paziente. Ma occorre attendere il giorno in cui potrà avere i denti della tigre.
– Lupo
Il crudele! Come odia quello che sbrana! Non credo. Il lupo non odia quello che sbrana. il lupo odia la propria fame.
– Cane lupo
La natura oltraggiata. Oppure: il fiore di serra fra gli animali.
– Elefante
Caso difficile. Non sa come adoperare la propria forza. Per questo ha lo sguardo triste. La sua malinconia è più grande di lui. E anche più pesante.
– Allodola
Canzonettista.
– Usignuolo
Tenore.
– Lepre
A che cosa le servono le sue zampe veloci, se può correre soltanto nel mondo, ma non può correre fuori del mondo?
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Dalla rubrica “Il carnevale del dizionario”
di Pierre Véron
16 agosto 1929 – Anno VII, numero 124
– Accademia: Quaranta chiamati e pochi “letti”.
– Aglossa: Insetto che buca, nelle biblioteche, la copertina dei libri e si nutre dei libri stessi. Non esiste un metodo infallibile per distruggerlo. Provate però a mettere in ogni scaffale un romanzo psicologico: o presto o tardi l’insetto muore avvelenato.
– Album: Genere di mendicità disgraziatamente permesso nei salotti.
– Ammirazione: Sentimento che si prova mettendosi dinanzi a uno specchio.
– Artista: Che cosa è spesso? Niente. Che cosa crede di essere? Tutto.
– Buffet (della stazione): Esercizio nel quale si vendono, a della gente che passa, dei cibi che non passano.
– Benefizio: Non è mai perduto per colui che lo riceve.
– Bruttezza: Infermità che costituisce l’infelicità di una donna e la felicità di tutte le altre.
– Brigante: Un ingenuo che si gioca la vita in aperta campagna, mentre sarebbe più comodo fondare una piccola società in accomandita.
– Censore: Un carnefice che si crede un chirurgo.
– Champagne: Molto rumore per nulla.
– Coraggio: L’arte di avere paura senza lasciarlo capire.
– Declamazione: Il discorso del partito a cui non si appartiene.
– Desiderio: Viaggio in incognito sotto il falso nome di “amore”.
– Elogio: Prestito che attende sempre la restituzione.
– Erede: Un cacciatore che raccoglie la selvaggina abbattuta da un altro.
– Imparzialità: L’eunuco del pensiero.
– Intelligenza: Un orologio che corre nella prima metà della sua carica e ritarda nella seconda metà.
– Logica: Strumento che ci vendono senza il “modo di servirsene”.
– Marsina: Rilegatura che spesso vale più del libro.
– Oblio: Una spugna che non si trova mai quando se ha ha bisogno.
– Papà: Il più usurpato di tutti i titoli.
– Salute: Pianta rara, di cui i medici non sono ancora riusciti a distruggere la specie.
– Sapiente: Uomo che è riuscito ad avere coscienza della propria ignoranza.
– Scetticismo: La legittima difesa della ragione.
– Tortura: L’edizione illustrata della pena di morte.
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