Una nota di costume in margine al bicentenario mozartiano e la linea Arbasino

Per l’umanità la ricorrenza più significativa del 2006 è stata, in quanto trascendeva sette fazioni e nazioni, il bicentenario della morte W. A. Mozart, che non poteva non diventare la felice occasione per riascoltarne le armoniose cattedrali di suoni e celebrare il grande artista. Infatti, il trascorrente 2006 è musicalmente caratterizzato da un germogliare planetario di simposi locali e internazionali, intorno non solo a esecuzioni e dibattiti sulla musica mozartiana, ma anche sulle grandi idee e sui privati gusti dell’uomo Mozart.

Ecco una piccola loggia massonica della provincia pedemontana celebrare tanto bicentenario con una raffinata degustazione di cioccolate e cioccolatini, come quadro a un concerto di musiche mozartiane, a ricordare ed esplorare anche la passione per la cioccolata del Grande. Ma non sempre la fantasia di chi ha organizzato i simposi è stata degna della levità mozartiana, e così in non poche celebrazioni, anche stante la tendenza di moda al religiosizzare, c’è stato chi ha coniugato Mozart e l’escatologia religiosa, con l’inevitabile rimando alla forma massonica della sua speranza religiosa, ovvero di credente in un Grande Architetto che, stando ai si dice, per il credo massonico l’umanità può conoscere soltanto attraverso la Ragione al lume di una autentica e profonda tensione morale alla Verità. Dunque, una Verità, per il credo massonico, sempre conquista personale, e la cui conquista passa per la rottura con gli schemi della religione politica, una cui forma sono anche le cosiddette grandi religioni rivelate, soprattutto a discendere dall’ebraismo, e via procedendo per le sue due più fortunate eresie: cristianesimo e islamismo.

Il suo credo massonico Mozart espose, tra l’altro, nell’opera lirica ‘Idomeneo’. Qui, Idomeneo re di Creta dialoga con i quattro massimi esponenti di quattro grandi religioni rivelate: Nettuno emblema del paganesimo, Buddha, Gesù e Maometto, per poi decapitarli. L’azione violenta del re di Creta vuol essere la trasparente metafora provocatoria – e non diversa da quella del maestro Zen giapponese che esortava i buddhisti a uccidere il buddha – del percorso attraverso il quale l’uomo raggiunge la conoscenza. Un percorso che gli impone di rompere con le forme spurie della religiosità, come appunto sono, per ogni massone verace, i monoteismi rivelati.

L’Idomeneo, come d’altra parte il ben più famoso ‘Flauto Magico’, è un’utopia massonica che, pur tra discussioni e dibattiti, da oltre duecento anni va in scena nei teatri lirici d’Europa. O meglio: andava, ma non più dal trascorrente anno domini 2006. Almeno non al teatro lirico di una delle grandi capitali del mondo contemporaneo: Berlino. Il teatro lirico di Berlino aveva incautamente messo in cartellone l’Idomeneo, ma per poi, alla vigilia dell’esecuzione, sospenderne la rappresentazione, la motivazione: evitare le reazioni degli islamici.

Siamo ormai in un mondo dove la verità di Mozart, ovvero la verità che fonda, fin dalle origini, e la scienza e la metafisica occidentali: procedere nella ricerca, se necessario, anche oltre e contro i codici religiosi convenuti, è diventata una verità che non si può insegnare e quindi esercitare negli spazi sociali occidentali, quando violi i divieti maomettani; ovvero il come l’uomo deve pensare stabilito una a tantum et secundum giramentum minchiate, dai settari seguaci dei detti enunciati da un ingegno certamente vivace e fantasioso, ma che di scienza e riflessione metafisica ne sapeva forse perfin meno dei cammelli che lo trasportarono per le barbare solitudini desertiche arabiche. E a confermarci nell’intuizione, mentre noi concettavamo questo articolo, causa un articolo di denuncia dell’intolleranza islamica, il filosofo francese Robert Redeker era colpito da una sentenza di morte, propagandata da vari siti integralisti, dove compariva la sua foto, la piantina della sua casa, mentre la vendita del numero de ‘Le Figarò’, che pubblicava l’articolo era vietata in Tunisia e Marocco.

Che cosa conteneva di tanto scandaloso l’articolo incriminato? La ragione è tutta nel titolo: “Di fronte alle minacce islamiche, che cosa deve fare il mondo libero?”. Per gli islamici importante è che il mondo occidentale soprattutto non sappia di essere colpito nella sua libertà di pensiero, e così ha articolato una campagna propagandistica sul fondamentale distinguo tra discorso sulle religioni del libro, e l’altra ricerca, in nome di un sedicente rispetto religioso, accampando il quale i teologi islamici, ma anche di molte sette cristiane e rabbiniche, vogliono fermamente vietare ogni esplorazione razionale dei dogmi e della storia del loro universo religioso.

Attraverso la panzana del multiculturalismo e del rispetto per le ‘fedi’ soprattutto, ma non solo i teologi islamici perseguono una strategia di interdizione terroristica della ragione: la ragione storica e metafisica non deve liberamente occuparsi di Islam, e chi lo fa deve sapere cosa gli spetta. Ecco il senso della condanna di Robert Redeker. E che ormai in Europa la libertà di pensiero sia controllata, censurata dal credo maomettano risulta evidente, visto che questi suoi divieti trovano comprensione, legittimazione anche in noti intellettuali non credenti nella forma di ‘Unico’ propagandata dal profeta meccano.
Eccone, in ambito italiano, l’evidenza clamorosa.

A commento della rappresentazione lirica soppressa in Berlino, uno dei maggiori intellettuali italiani viventi, quel bravo e ironico scrittore che per tutta la seconda metà del XX secolo è stato Alberto Arbasino, giunto anche lui in questo XXI, sente la necessità di affermare su ‘La Repubblica’ in una sua nota di costume del 29 settembre 2006: “Ma se in ‘Così fan tutte’ o nel ‘Ratto dal serraglio’ si ostentassero teste tagliate di Zapatero, Bush, Chirac, e di attori, cantanti o calciatori beniamini del pubblico, o anche di ministri o sindaci o scrittori o ebrei importanti, come si comporterebbero i sovvenzionatori pubblici e gli sponsor privati e le varie comunità?”

Nulla, quanto la riflessione sopra citata,- in margine alla paura preventiva del teatro lirico di Berlino – misura quanto profonda e minacciosa la penetrazione della propaganda islamica in Italia. Una propaganda che da sempre ha puntato sulla componente antisemita, deliberatamente ricollegandosi e richiamando spudoratamente in vita le nefande mitologie antisemite fasciste, a incominciare dalla asserita autenticità di quel falso della polizia czarista che è ” I protocolli di Sion”.

Arbasino di questa propaganda si rivela quanto inconsciamente prigioniero con l’affermazione che: neanche a teatro si possono toccare le teste di ‘ebrei importanti’; ma c’è di più e di ben peggio nella testa di uno tra i più colti e brillanti intellettuali italiani della seconda metà del XX secolo: l’appiattimento totale sulla realtà mondana presente della sua riflessione sul grande problema della libertà di pensiero dell’Uomo, il grande tema che agisce la musica di Mozart.
Mozart non mette davanti a Idomeneo un rabbino, un banchiere ebreo, un dotto mussulmano, un filosofo buddhista o un pio pagano quale un Plutarco di Cheronea. Convoca nel convito di pietra di Idomeneo i massimi protagonisti delle religioni politiche, in una trasparente allegoria, ma della quale Arbasino sembra non avere più memoria, perché non fa più problema nella sua coscienza, dove soltanto agiscono ombre mondane insignificanti, ma che per lui sono la totalità del suo mondo: politici, attori, sponsor, insomma tutti i navigati naviganti che con lui navigano il flusso di denaro ricavato attraverso le tasse e impiegato a creare l’orgia di volgarità che è il ‘tutto Parigi’ metaproustiano del mondo contemporaneo. Da questa premessa può anche discendere che il terrorismo islamico, il suo rosario di massacri, assuma la forma tetra di una richiesta di moralizzazione del mondo in teste come appunto quella di Alberto Arbasino.

Ma come si è potuto giungere a tanto?
Che cosa ha sballato intelligenze acute quali di un Arbasinio, ha corrotto così nel profondo la loro moralità? Per quale ragione è del tutto inaridita quella fonte illuminista dell’Europa laica che insegnava: non la penso in nulla come te, ma sono disposto a mettere in gioco la mia stessa vita perché tu possa sostenere le tue idee?

Nella coscienza di questa lezione volterriana, i pensatori occidentali dovrebbero inorridire davanti e denunciare il terrorismo culturale islamico che di questa lezione è la barbarica negazione, come conferma l’ennesima condanna a morte per reato di pensiero emesso dall’islam contemporaneo contro il filosofo Robert Redeker.
Una buona traccia indiziaria, sempre per restare nel bicentenario della morte di uno dei grandi protagonisti dell’età dei lumi, ci viene, nell’ambito dell’annuale festival mozartiano di Salisburgo, dalla dichiarazione dell’arcivescovo di quella città che, in margine al bicentenario, si è sentito in dovere di denunciare come manifeste falsità i richiami ai contenuti massonici della musica Wolfang Amadeus, e senza che la tavanata arcivescovile facesse quel gran chiasso. E per la sobria ragione che l’obbiettività intellettuale è un valore che non pesa nel codice del populismo imperante in occidente, ergo neanche per quegli intellettuali suoi esegeti e volgarizzatori, come appunto Alberto Arbasino, che campano ingozzandosi delle sue volgarità e cacandole in florilegi, del tipo: ‘o ebrei importanti’.

A sommare i due episodi, dove parlano cordardia e falsità, balza chiaro che la civiltà laica occidentale, fondata sulla libertà di pensiero e sorretta dallo sviluppo della scienza, e per questo molto più che spesso in conflitto sistematico con i dogmi delle sedicenti ‘fede’, attraverso quel percorso che va da Lorenzo Valla, per Galilei e Newton, verso la laicizzazione illuminista, tra Voltaire e Darwin, è molto più che sotto attacco.

Usando a pretesto il cosiddetto muticulturalismo a legittimare il codice del profeta meccano, le forze che hanno combattuto la civiltà europea definitasi attraverso il rinascimento e l’illuminismo, con feroci azioni controriformiste cicliche, come appunto nel secolo trascorso il nazifascismo e il bolscevismo, ora giocano la carta islamica, come mossa del cavallo, vaccino a provocare quei vari pessimi antidoti, tra i quali uno è ‘stata’ la proposta di riaffermazione di cattolicesimo ‘ateo’ di Oriana Fallaci, certo un meno peggio, ma soltanto un meno peggio, rispetto al progetto di ordine planetario concupito dalle torme dei tifosi organizzati della vittoria del credo insegnato dall’ultimo e conclusivo, stando al credo meccano, Profeta di Allah.

In queste proposte di riarmo morale attraverso il ritorno alla fede dei padri, c’è la pericolosa riduzione dell’uomo Mozart a facitore di suoni staccati dai loro contenuti intellettuali, la riduzione della sua arte a trascelto suono di avviso di chiamata dei telefonini e di citazioni di canzonettari, come appunto sono i grandi messaggeri teologici, i propagandisti delle verità di regime davanti al grande pensiero umano.

I due incidenti in margine al bicentenario mozartiano questo rendono evidente: il mondo dei credenti non può reggere, confrontarsi con il volo libero della mente umana e a impedirlo, se non bastano i galatei multiculturalisti arbasiniani avanti con quelli talebani, polpottiani hitleriani, manovrando la opportuna controriforma a difesa del credere contro il pensare, musica compresa.

Piero Flecchia

CONDIVIDI