Succede che rincorrere il tempo non è più una costante del genere umano: ebbene sì, anche il mondo elettronico è perennemente in ritardo, di sei minuti, per l’esattezza.
Come spesso accade, la colpa è della politica. No, non è banale populismo ma un dato di fatto: dagli inizi di gennaio, infatti, il Kosovo consuma più energia elettrica di quanta ne produca, e la Serbia, che per legge è obbligata a sopperire il deficit di tensione e garantire la stabilità del sistema europeo, non ha mantenuto fede agli impegni, lasciando che i dissapori post secessione tra Belgrado e Pristina diventassero evidenti sui display di forni e radiosveglie di tutto il vecchio continente.
Centotredici gigawattora sono già stati persi, ha fatto sapere l’Entso, l’organismo di cui fanno parte i maggiori produttori elettrici dei venticinque paesi, il quale ha invitato al disgelo le diplomazie dell’ex-Jugoslavia, così da ripristinare il tempo perduto e poter tornare a dire tempus fugit.
***