Succede che all’amore non si comanda, a costo di finire in galera.
In un’epoca in cui il femminicidio è tristemente diventato presenza pressoché quotidiana nelle scalette dei telegiornali, a fare notizia è una storia di un quarantaquattrenne romano che, pur di trascorrere del tempo con l’amante, ha infranto la legge.
L’uomo, infatti, ai domiciliari per spaccio di droga, ha approfittato del sonno della moglie per scendere nello scantinato condominiale e incontrare “l’altra”; purtroppo per lui, però, una vicina non l’ha riconosciuto e ha allertato le forze dell’ordine convinta fosse un malintenzionato.
Certo, dal punto di vista della ignara consorte, le intenzioni dell’uomo erano tutto fuorché buone, ma la fuga d’amore è costata cara: processato per direttissima, è stato condannato a sei mesi. A nulla sono valse le dichiarazione del fedifrago sulla natura seria del rapporto con la donna, “La voglio sposare”, pare abbia detto.
Ad aspettarlo fuori dall’aula di tribunale, comunque, c’era la moglie, ancora all’oscuro della natura della fuga del marito. Avrà modo di scoprilo, considerato che il giudice ha disposto che la pena venga scontata sotto il tetto coniugale.
Sì, alle volte il matrimonio può diventare una vera prigione.

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