Succede che una vacanza sia indimenticabile, talmente memorabile da risultare inutile l’acquisto di souvenir, ma allora come tenerne traccia nella memoria?
Quella della fotocamera potrebbe essere una soluzione, ma se non si fosse degli incalliti fotografi o si volesse scongiurare il rischio di un’imprudente formattazione della scheda SD, che fare? Un tatuaggio, ça va sans dire! Cosa può esserci di più indelebile?
La Thailandia, per esempio, vanta una tradizione millenaria e sono molti i turisti che approfittano della permanenza sull’isola per regalarsi un ricordo d’inchiostro: tra le differenze sostanziali tra il Sak, il tatuaggio tailandese e quello occidentale, è l’impiego di una punta di metallo, o una bacchetta di bambù, alla cui estremità sono fissati gli aghi, invece della macchinetta elettrica. Non solo: hanno una connotazione religiosa e sacra. Va detto che la maggioranza delle persone tatuate la pensa così, il significato del tatuaggio è sacro a prescindere. Ammesso che davvero lo si conosca sul serio.
Succede, infetti, che un tatuatore tailandese si sia fatto beffe dei suoi clienti stranieri scrivendo sul loro corpo frasi e parole che nulla avevano a che fare con la richiesta dei malcapitati, a meno che non fossero pazzi per gli involtini primavera, il riso con pollo o clienti così affezionati di una catena di take away Thai da volersi tatuare il nome.
Chissà quali epiteti gli sono stati indirizzati una volta fatta l’amara scoperta, magari gli stessi tatuati sul loro corpo, visto che il mattacchione non si è limitato all’ambito culinario.
Lunga vita ai souvenirs!

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