Succede che quando la memoria è corta ci pensa la coscienza a dilatare il tempo per far riaffiorare i rimorsi; ecco che cinquant’anni sembrano ieri e diventa urgente farci i conti per assicurarsi una vecchiaia serena, o quantomeno provarci.
L’ha fatto un uomo svizzero, fresco di pensione, reo di avere viaggiato nel lontano 1967 sulla tratta Berna-Soletta utilizzando lo stesso biglietto, obliterato più volte, il quale ha spedito all’ente ferroviario regionale una lettera in cui non solo si dichiara colpevole e divorato dai sensi di colpa, ma chiede anche una sorta di riabilitazione sociale offrendosi di saldare il maltolto di allora.
Gli è andata bene perché, conti alla mano, sarebbe stata una cifra considerevole: “i libri contabili del 1967 sono chiusi da un po’, ma grazie, la sua onestà ci ha commosso, non era mai capitato prima d’ora”, ha risposto il portavoce dell’azienda. Tutto è bene quel che finisce bene: l’uomo potrà godersi in pace la sua pensione (d’oro).

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