Succede che se ti dimentichi di urlare, piangere e dire “basta” mentre qualcuno ti sta stuprando, non solo quel qualcuno che hai denunciato viene assolto con formula piena perché il reato non sussiste, ma rischi di essere denunciata per calunnia.
Nei giorni scorsi, infatti, sono stare rese pubbliche le motivazioni con cui il tribunale di Torino ha assolto un operatore della Croce Rossa dall’accusa di violenza sessuale nei confronti di una sua collega.
Secondo il collegio giudicante, infatti, la donna “non riferisce di sensazioni o condotte molto spesso riscontrabili in racconti di abuso sessuale, sensazioni di sporco, test di gravidanza, dolori in qualche parte del corpo”, ma anzi “Non grida, non urla, non piange, pare abbia continuato il turno dopo gli abusi”.
La vittima ha un passato segnato da ripetute molestie sessuali in età infantile per mano del padre, molestie mai denunciate, ed è stato proprio sulla base delle reiterate violenze familiari che la difesa ha sostenuto l’inattendibilità della giovane sottintendendo un collegamento tra la figura paterna e quella del suo assistito, in quanto collega più anziano.
Il ministro della giustizia Orlando ha annunciato accertamenti preliminari sull’assoluzione. Forse ne servirebbe altri, di tutt’altro tipo, sulla concezione di violenza sessuale da parte dei tre giudici donna che hanno emesso la sentenza.

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