Succede che la storia non insegna mai abbastanza, e che l’On. Salvini perde spesso un’occasione per tacere.
Alcuni giorni fa, infatti, a Como, un gruppo di neonazisti ha fatto irruzione durante la riunione di alcune associazioni che si occupano dell’accoglienza dei migranti per leggere un proclama contro chi, con una logica malata, sacrifica i popoli di tutto il mondo sull’altare di un turbo (turbo??) capitalismo alienante. Tutto questo amplificato ad arte da un megafono propagandistico di pseudo clericali irretiti dalla retorica mondialistica.
Le reazioni indignate del mondo politico non si sono fatte attendere e si è aperto un dibattito su come i movimenti di estrema destra stiano alzando sempre più la voce nel nostro paese e in Europa (emblematico quanto accaduto in Polonia durante l’anniversario dell’indipendenza dopo la prima guerra mondiale: un corteo lungo tre chilometri composto da giovani, ma anche famiglie con bambini che ha percorso le vie di Varsavia intonando slogan radicali, cantando inni patriottici e sventolando bandiere nazionali e neonaziste ). Con un’eccezione: il segretario della Lega nord, il quale ha minimizzato l’accaduto dichiarando che i neofascisti non sono il vero problema, quasi a volere confermare la veridicità di quanto dichiarato dalle teste rasate: per tutti voi, figli di una patria che non amate più, siamo qui a ricordare che il proprio popolo si ama e non si distrugge, fermiamo l’invasione. Parola d’ordine, quindi, minimizzare il problema.
Peccato che, neanche quarantott’ore dopo, nella camerata della caserma del VI battaglione carabinieri di Firenze, peraltro a due passi dalla Sinagoga, sia spuntata una bandiera neonazista e che accanto a questa fosse appesa una fotografia di Matteo Salvini con in mano un mitragliatore.
L’Onorevole, lo sappiamo, lo usa per spararle grosse, ma a quanto pare alcune cartucce non sono a salve e questo preoccupa non poco.

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