Marco Morello ci ricorda
LA STORIA DI “POESIA NELLA STRADA”
Il primo numero dell’ormai mitico e virtualmente introvabile aperiodico di poesia urbana degli anni ‘70/’80 uscì nel 1977 a nome di Attilio Ianniello, con le grafiche dello sbalorditivo amanuense Gianni Bava, che contribuirà i suoi visionari disegni spaziali e la scrittura, appunto a mano, di tutti i fascicoli, di formato rigorosamente A/4, fino al numero 6.
Dai territori dell’anarchia monregalese la rivista si allarga, fin dal secondo numero, ad accogliere apporti politici ma soprattutto poetici più variegati.
Il numero 3 del settembre ’78 ospita interventi di personaggi del calibro di Aldo Piromalli e Gianni Milano, oltre che dell’anfitrione Ianniello, di chi scrive e di molti altri.
Dal quinto numero (1979) gli apporti grafici si differenziano e il fascicolo è arricchito dall’inserto ‘Canzoni di randagità’ di Gianni Milano, risalente agli anni ’60.
Nel marzo ’80 il sesto fascicolo ospita l’inserto a quattro mani ‘La Vasta Landa’ di Morello e Polieri, oltre a contributi di Giorgio Luzzi, Roberto Precerutti e Roberto Bertoldo.
Il numero 7, del dicembre ’80, vede le ultime apparizioni dei due fondatori Ianniello e Bava, che hanno optato per un progressivo richiudersi nell’avìta Mondovì.
Volendo accennare alla tiratura e alla diffusione sul territorio nazionale di Poesia nella Strada, tocca precisare che se il primo numero fu stampato in 100 esemplari; successivamente si passò a tirature di 300, 500, e persino 1000 copie (da impaginare e pinzare doverosamente a mano), quando si poté contare (?) su un fantomatico distributore romano, che a un bel momento si rese irreperibile, prosciugando le esigue casse della redazione, la quale ricominciò a diffondere il prodotto ad personam, riuscendo appena a coprire le spese per il numero successivo, con tirature che precipitarono nuovamente a 300, fino alle 100 fotocopiate dell’ultimo numero, il dodicesimo, della primavera dell’86.
Ma torniamo al numero 8, primo della mia gestione, con una redazione sempre mutevole di amici quali Pietro Tartamella, Mino Rosso, Mario Sgotto (allora membro della Banda Osiris, le cui foto di scena itinerante illustrano mirabilmente il numero 9 della primavera ’83).
Arricchimenti grafici sostanziali si ebbero con l’avvento dei disegnatori professionisti Charlie Prandi e Tullia Piccoli (numeri 10 e 11, ’84 e ’85).
E giungiamo al già citato fascicolo conclusivo della saga, il dodicesimo, con la redazione allo sbando, il direttore che, tornato da quattro mesi estranianti in Cina, dovette barcamenarsi tra grafiche riciclate e brani non tanto poetici quanto critico-filosofici, le scarsissime finanze e una nuova stagione che si annunciava, con le successive rinascite o rifondazioni di Poesia nella Strada, prima ribattezzata “P.O.Box” per pochissimo tempo, e poi metamorfizzata nella rivista di poesia, ma soprattutto di critica internazionale “Hebenon” (che dopo un quarto di secolo di pubblicazioni cartacee è passata ad essere un cosiddetto foglio telematico), la sede redazionale essendo frattanto trasmigrata più volte da Mondovì, a Torino, a Castiglione e infine a Burolo d’Ivrea.
Morale: per una decina d’anni, quelli altrimenti di piombo, siamo riusciti a realizzare un foglio più che dignitoso e a diffonderlo in ambienti giovanili, quelli dei concerti rock e dell’università, dando voce e visibilità a poeti e scrittori, quali rientrati da allora nell’anonimato, quali ancora sulla breccia ancorché orgogliosamente underground.
APPENDICE: LE MITICHE COPERTINE DI
“POESIA NELLA STRADA”
(1977 – 1986)
– Numero omonimo (poesie di Attilio Ianniello, grafica di Gianni Bava) nero su bianco: un grosso POESIA orizzontale in alto, un grosso STRADA orizzontale in basso, a destra un NELLA verticale e in centro un fumettistico Errico Malatesta spaziale.
– Numero 2: Scritta bianca in alto a sinistra e una pseudo-astronave bianca spiraleggiante su un cielo blu scuro (autore: Bava).
– Numero 3: Scritta rossa e grossa a righine verticali bianche: tematica anti-inquinamento radioattivo, con due armati in maschera antigas, il tutto a righine verticali rosse (autore: Bava).
– Numero 4: Scritta nera più ridotta in alto a sinistra; motociclista californiano (?) obeso barbuto baffuto e occhialuto, che regge di fronte a sé un infante seminudo; sfondo di mattoncini (Bava).
– Numero 5: Scritta verde in alto a sinistra; cerchio centrale con raggiera contenente un volto femminile tipo mummia fantascientifica bella sveglia (autore: Bava).
– Numero 6: Scritta blu verticale dal basso in alto, sul settore sinistro; immagini rettangolari sovrapposte blu retinate con paesaggi (autore: Paolo Ferrarese).
– Numero 7: Stessa impostazione della scritta e dello spazio immagine, tinta ocra, con rielaborazione di un disegno di William Blake.
– Numero 8: Stessi caratteri della scritta, che torna però in alto a sinistra, blu su bianco; centralmente appare la foto di un’antica ruota di automobile a raggi di legno appesa al muro di una cascina di Sordevolo (BI).
– Numero 9: Stessa impostazione della scritta ma nera su bianco; grande foto di Luca Gavagna raffigurante un bambinetto e una venditrice di palloncini.
– Numero 10: Impostazione grafica della scritta verde scuro inclinata centrale in alto di Tullia Piccoli; centralmente una sua vignetta di donna con enorme capigliatura costituita da maschere.
– Numero 11: grafica di Charlie Prandi con scritta grossa centrale in alto, nera su bianco, caratteri cinesi che traducono la testata in verticale, con due settori laterali di mattoncini retinati.
– Numero 12: ripresa leggermente rimpicciolita della scritta; al posto dei caratteri cinesi, una poesia di René de Martin dell’ottobre ’81, Prodromi di guerra.
Marco Morello