Dall’intervista di Roberto Morpurgo a “Affari Italiani”
Il testo integrale è all’indirizzo:
http://www.affaritaliani.it/culturaspettacoli/intervista-a-roberto-morpurgo.html
– Domanda
Lei è un appassionato autore di aforismi. A questo proposito, Edizioni Falsopiano nei prossimi mesi pubblicherà “Pregiudizi della libertà I e II “, ristampando il primo volume e dando a tipografica luce il secondo dei numerosi volumi ancora inediti della raccolta.
Quali novità dobbiamo aspettarci? Nell’era dei 140 caratteri di Twitter, l’aforisma è tornato di gran moda…
– Risposta
Le mode non sono, se non la ricorsività della vergogna. Ecco una nuova incursione nel campicello del dire, che nessuna avventura agrimensurale ha mai sinora ridotto alla forzosa camicia dei confini fondiari.
Effettivamente questo mio antichissimo idolo si è mutato in feticcio: del che impunemente mi dolgo. Il colossale e sempre agonizzante cetaceo del Vuoto, la cui voracità è pari alla dismisura del suo infinito Apparato Digerente, si nutre di tutto, specie quando quel tutto sia il nulla. E, dopo aver abusato del Romanzo, del Melodramma e della Sinfonia – ma anche degli slogan, delle gang-slot, delle parole d’ordine e di appisolati, soporiferi contrordini – ecco che si dà un tono dandosi alla Cultura. Genere detestabile: ipocrita ipostasi: specie senza individui, che io personalmente cioè in solitudine detesto sin dall’età della ragione mia, più o meno da che son maggiorenne e diplomato (essendo un anno avanti a scuola, le due date coincisero. Per la laurea, viceversa, ritenni di dover risarcire la tempestività di cui avevo, pur involontario, abusato a cinque anni, infliggendo ai miei Esaminatori quell’accademico Quarto di Secolo che mi confermò – così a tutti parve – degno di seguitare nella coltura dell’Ars retorica).
Tornando all’Oggi, io non ravviso obiezioni legittime a che le Ragazzine di Provincia, le quali quotidianamente salgono sul 14 o sul 144 per recarsi in Largo Richini o in piazzale Leonardo, sfoglino fra una pensilina e l’altra qualche battuta scartata da una caramella Ambrosoli – o scollata dal world wide web e incollata all’istante su quel francobollo gratuito che è la Lingua – anzi.
Mi accontenterei di un rogo, questo sì. Sognatore impenitente, immagino che per errore qualcuno acquisti una copia del mio libro, ne annusi l’anomalia, ne subisca l’invettiva, ne sospetti il sesto grado: e, alpinista della domenica quando la domenica cade in un Ventinove Febbraio, lo getti fra i fumiganti copertoni della Sally cantata da De Andrè). In tal modo, notiamolo insieme, brucerebbe l’eresia, in luogo dell’eretico.