D. Per scrivere da professionisti, basta il talento innato?
R. Secondo me, basta e avanza. Come scrive Patrizia Cavalli: “le ali o le hai o non le hai”.

D. Su per giù quanti libri hai letto per ogni opera che hai scritto?
R. Tantissimo anche se poi sono serviti a poco. Ho una passione per le biografie perché sono vere e nulla è più divertente che entrare nel periodo storico, nella vita, nella testa di qualcun altro.

D. Poesia, narrativa, saggistica, giornalismo: se un genere ti ha catturato più degli altri, sai il perchè?
R. Saggistica (biografie) perché m’incanta poter entrare, come in un film, nel periodo storico, nella testa, nei pensieri di qualcun altro e per qualche giorno farne parte.

D. La scrittura di oggi esige una differente preparazione culturale rispetto a quella necessaria ieri?
R. No.

D. Di chi é la maggiore responsabilità se in Italia si legge così poco?
R. Degli scrittori, la più parte delle volte modesti e nonostante questo, spocchiosi.

D. Come lo vivresti un eventuale insuccesso di critica e successo di pubblico?
R. E’ improbabile che succeda ma non mi strapperei i capelli. Me lo godrei volentieri, per una volta.

D. Il tuo rapporto con l’editore é generalmente più d’amore o di odio?
R. Né l’uno né l’altro. Ho un rapporto professionale. Lui/lei vende scatolette di pomodori pelati e vuole imporsi sulla ditta concorrente. Prende e dà, cosa che peraltro faccio anch’io.

D. Vincere oggi un importante premio letterario, appaga l’Ego dell’Autore tanto quanto soddisfa la sua borsa?
R. Non credo che serva a molto, né per l’ego né per la borsa. In ogni modo, fa stare un po’ meglio per quindici minuti. Meglio che niente.

D. Incide, nel successo di uno scrittore, l’appartenenza ad una corrente politica o ideologica?
R. Incide enormemente ma perché scandalizzarsi? E’ sempre stato così.

D. E’ possibile, oggi, che un grande scrittore non venga mai scoperto e resti per sempre nell’ombra?
R. Non credo.

D. Quanto può durare il successo di un mediocre scrittore asceso agli allori per ragioni “promozionali”?
R. Troppo a lungo. Dopo il primo successo vive di rendita e ci riprova, ci riprova, ci riprova e gli altri ci cascano, ci cascano, ci cascano. Poi, quando è vecchio e non lo vogliono più, osa pure offendersi.

D. Quando metti la parola fine a una tua opera, hai la consapevolezza di quanto sei riuscito a dare o a non dare?
R. Una sensazione confusa anche perché ho la testa fatta come un puzzle. In qualche strano modo, sì.

D. Hai mai provato il desiderio di rinnegare qualcosa che hai scritto?
R. No. Anche se mi piacerebbe avere la possibilità di rivivere la situazione per poterlo scrivere in modo diverso e forse meglio.

D. Leggere un’opera altrui che giudichi eccellente ti stimola o ti scoraggia?
R. Mi stimola e mi rallegra che ci sia in giro qualcuno d’eccelso. Bestia rara.

D. Hai già scritto l’opera che hai sempre voluto scrivere?
R. No e forse non la scriverò mai. Ragionavo meglio da giovane.

D. Cosa ami del mondo e del tempo in cui vivi? Cosa detesti?
R. Essendo curiosissima mi piace tutto. Essendo moralista, scarto quasi tutto.

D. Quale luogo comune, imperante nel nostro tempo, vorresti sfatare?
R. Il fatto che la buona educazione sia vista come una specie di perversione vigliacca e non un modo di affrontare le cose con superiorità.

D. Qual è il valore più importate che ritieni vada difeso o recuperato?
R. La grazia, la riservatezza.

D. Dando un voto da 1 a 10, quanto sono della persona e quanto del “personaggio” le tue risposte in questa interSvista?
R. Facciamo finta: 10 e lode.

CONDIVIDI