D. Per scrivere da professionisti, basta il talento innato?
R. E’ un fattore molto importante, ma va anche coltivato con lo studio, la lettura e con lo scrivere… Scrivendo si impara.

D. Su per giù quanti libri hai letto per ogni opera che hai scritto?
R. Quando scrivo un saggio leggo molti libri (più di 30), anche se non li leggo dall’inizio alla fine. Se invece scrivo un romanzo posso non leggere nessun libro, tranne qualcosa sui luoghi in cui è ambientato o sull’epoca storica.

D. Poesia, narrativa, saggistica, giornalismo: se un genere ti ha catturato più degli altri, sai il perchè?
R. La narrativa. Perché quando scrivo un romanzo mi sento molto più libero di giocare con la fantasia e immaginare paesaggi e personaggi senza le limitazioni imposte dagli altri generi.

D. La scrittura di oggi esige una differente preparazione culturale rispetto a quella necessaria ieri?
R. Sì, oggi ci sono in giro, tra libri e internet, molte più informazioni specializzate su tutti i tipi di argomenti ed é anche più facile avere accesso ad esse.

D. Di chi é la maggiore responsabilità se in Italia si legge così poco?
R. 1) La televisione, perché è troppo piena di programmi demenziali (“spazzatura”) che tendono a rincretinire lo spettatore, mentre i programmi culturali sono pressoché assenti. C’è inoltre un’eccessiva politicizzazione della TV. Infine vi è la tendenza (a cui i mass media dovrebbero opporsi energicamente cercando di far conoscere anche i bravi scrittori che non frequentano gli studi televisivi) ad acquistare e leggere solo quei libri scritti da persone apparse in TV, anche se queste non sono dei veri e propri scrittori ma spesso dei comici, cabarettisti, conduttori di programmi, politici… E allora la vera cultura che fine fa?
2) La scuola, perché si tende soltanto a imbottire di nozioni e, se si fa un insegnamento più intelligente, é difficile che siano trattati gli argomenti culturali o di attualità, né si invogliano gli studenti alla lettura e alla ricerca individuale, guidandoli a scegliere buoni libri.

D. Come lo vivresti un eventuale insuccesso di critica e successo di pubblico?
R. Sarei contento, perchè preferisco riscuotere un successo di pubblico. E’ un segno tangibile del fatto che quella mia opera ha suscitato dei sentimenti e/o riflessioni in tante persone e che sono riuscito a scrivere con un linguaggio semplice, di facile accesso a gente di ogni estrazione sociale. E poi la critica non è sempre oggettiva, è l’espressione di un numero molto ristretto di persone che esprimono un parere vincolato a una certa visione del mondo abbastanza elitaria.

D. Il tuo rapporto con l’editore è generalmente più d’amore o di odio?
R. Il rapporto con l’editore è d’amore e di grande riconoscenza perchè riconosce la validità del mio libro e mostra la sua propensione a rischiare e ad investire in esso. Poi ho scoperto che gli editori minori non sono affatto considerati né dai distributori, né dai librai: ho constatato, con profonda amarezza, che il mio libro non era affatto presente nelle librerie, quasi che l’editore non avesse interesse nella sua commercializzazione. Allora quel rapporto d’amore è cambiato, è scemato, anche se non posso assolutamente parlare di odio.

D. Vincere oggi un importante premio letterario, appaga l’Ego dell’Autore tanto quanto soddisfa la sua borsa?
R. Non mi interessa affatto soddisfare l’ego, preferisco un incremento delle vendite, e questo non solo per averne un guadagno in denaro, ma per garantirmi la possibilità di continuare a scrivere. Però alcuni premi (Strega, Campiello, Viareggio…) portano automaticamente a un incremento delle vendite mentre altri, pur prestigiosi, non hanno grandi effetti. Comunque, anche vincendo un premio prestigioso, se poi l’opera non vale è difficile che quel successo iniziale continui.

D. Incide, nel successo di uno scrittore, l’appartenenza ad una corrente politica o ideologica?
R. Se si scrive di politica sì. Se si scrive di altri argomenti non credo incida tanto, almeno finora. Potrebbe incidere il fatto che si dia più attenzione, da parte della televisione, agli scrittori di una corrente ideologica affine a quella del Governo, anche se, almeno per ora, c’è ancora una certa libertà di stampa.

D. E’ possibile, oggi, che un grande scrittore non venga mai scoperto e resti per sempre nell’ombra?
R. Sì, è altamente possibile. Anzi, credo ci siano tanti grandi scrittori non ancora scoperti che resteranno per sempre nell’ombra perché occultati da quei pochi, mediocri e volte incapaci scrittori che hanno avuto soltanto la fortuna di divenire personaggi famosi perché apparsi in televisione (ancora una volta il grande potere della TV!). Oggi credo che un’alta percentuale degli autori che diventano famosi debbano la loro fama a questa scatola-piovra che è il televisore… (“Appaio in televisione, quindi sono”).

D. Qual è il tempo massimo di fama per un mediocre scrittore asceso agli allori per ragioni “promozionali”?
R. Purtroppo assistiamo al triste spettacolo di scrittori mediocri che, una volta diventati famosi grazie alle campagne promozionali, continuano ad essere tali perché molti lettori non posseggono un grande spirito critico e si fanno abbindolare da certe interviste preparate ad hoc dalle grandi case editrici (vedi, durante i telegiornali o nelle trasmissioni molto seguite, gli inviti ai neo-autori figli di personaggi famosi, che non sanno scrivere e che di colpo, come per miracolo, diventano “scrittori di grande talento”). Per fortuna c’è ancora qualcuno che non si lascia ingannare da questo scempio della cultura in Italia e, se non continua la campagna promozionale, questi autori sono presto dimenticati: non avendo alcun valore i loro scritti ed essendo “spenta la luce che li ha illuminati nella notte”, si disperdono “nell’oblio delle cose dimenticate dal tempo”.

D. Quando metti la parola fine a una tua opera, hai la consapevolezza di quanto sei riuscito a dare o a non dare?
R. Sì, anche se me ne accorgo in un secondo momento, dopo non aver rileggo l’opera per un certo periodo.

D. Hai mai provato il desiderio di rinnegare qualcosa che hai scritto?
R. A volte. Col tempo si evolve e si matura, ci si accorge di essere una persona totalmente diversa dal passato. E a me piace cambiare, credo che si debba essere pronti anche a rinnegare le precedenti opinioni se ci si accorge che non sono più valide o che ci si è fatti ingannare dalle trappole e dalle lusinghe della vita.

D. Leggere un’opera altrui che giudichi eccellente ti stimola o ti scoraggia?
R. Mi stimola molto, mi spinge a cercar di migliorare il mio stile, ad eliminare quelle scorie che sono sempre presenti, specialmente nelle prime opere che si scrivono.

D. Hai già scritto l’opera che hai sempre voluto scrivere?
R. Si, è stato il mio primo libro pubblicato: “L’uomo è Dio – lo yoga della conoscenza e la natura dell’universo”. E’ un saggio in cui cerco di esporre, in modo divulgativo e semplice, con tanti esempi e racconti, i concetti fondamentali del pensiero dell’India, lo yoga, la reincarnazione, ciò che avviene dopo la morte, l’induismo e il buddismo. E’ il risultato non solo di studi e ricerche, ma principalmente della mia pratica di quasi 28 anni di meditazione e dell’incontro con numerosi Maestri Illuminati. Ho scritto anche un romanzo, a cui tengo molto: “Oltre l’oceano della reincarnazione”, che spero sarà pubblicato presto da una casa editrice più importante.

D. Cosa ami del mondo e del tempo in cui in vivi? Cosa detesti?
R. Amo il desiderio e la ricerca che molti fanno di una spiritualità vera, diretta e sincera; l’impegno per costruire un mondo migliore, più pulito e “vero”, dove prevalga l’amore e la pace; la possibilità di incontrare grandi Maestri di saggezza come Amma Amritanandamayi. Detesto tutto ciò che si oppone al trionfo dell’amore e della vita, tutto ciò che ci fa soffrire, non solo me e coloro che mi sono vicini, ma anche i milioni di persone che muoiono di fame o per le guerre, frutto dell’avidità e dell’egoismo di pochi. Detesto alcuni leader che pensano soltanto a fare le guerre, dimenticandosi della miseria in cui versa gran parte dell’umanità. Detesto ogni forma di ingiustizia, mi fa soffrire molto. E’ vero che sono molto idealista, ma credo siano utili gli idealisti se però scendono dai sogni e si impegnano per far sì che divengano realtà.

D. Quale luogo comune, imperante nel nostro tempo, vorresti sfatare?
R. Che la ricchezza ci dà la felicità e ci permette di realizzare ogni cosa. Vorrei che gli scrittori fosero riconosciuti per i loro talenti, e non per la promozione che le grandi case editrici fanno e per il denaro che viene investito su di loro. Vorrei che la gente comprendesse come ciò che più conta sia lo sviluppo di sentimenti come l’amore, la stima, la fiducia e la compassione e che il mondo non fosse più alla mercé del denaro che, di per sé, è solo uno strumento e nient’altro, che non deve mai divenire un idolo a cui sacrificare la nostra libertà.

D. Qual è il valore più importate che ritieni vada difeso o recuperato?
R. L’amore. Quando si vive per amore, quando c’è amore nei nostri rapporti con gli altri, quando mettiamo amore in ogni cosa che facciamo, nel lavoro, quando scriviamo, in ogni attimo della nostra vita, allora questa stessa vita potrà divenire un paradiso e il mondo sarà completamente trasformato.

D. Dando un voto da 1 a 10, quanto sono della persona e quanto del “personaggio” le tue risposte in questa interSvista?
R. Lo conosco bene questo “gioco delle maschere” (sto scrivendo una commedia proprio con questo titolo) che noi indossiamo continuamente ed a cui ci affezioniamo fino a dimenticare la nostra stessa natura! Vorrei poter dare un voto di 10 alla persona e di 1 (o zero) al personaggio, ma mi accorgo di non essere ancora riuscito a liberarmi della maschera dello scrittore, pur essendone consapevole, ed allora do 7 alla persona e 3 al personaggio!

CONDIVIDI