D. Per scrivere da professionisti, basta il talento innato?
R. Non scrivo da professionista, nel senso che la scrittura poetica non rappresenta certamente la mia attività principale, meno che mai quella da cui traggo di che vivere… E tuttavia neppure mi sento un’improvvisatrice, un’ingenua.
Il talento innato conta, come in qualunque altra arte o semplice attività, per la quale non siamo tutte/i altrettanto interessate/vocate. Il resto lo fanno la passione, lo studio, le letture, la disciplina.

D. Su per giù quanti libri hai letto per ogni opera che hai scritto?
R. Non sono certa di aver capito la domanda. Per scrivere, al fine di poter scrivere la mia tesi di laurea (temporibus illis…) ho letto tanti libri e articoli, insomma, la bibliografia di riferimento era molto vasta. Con la poesia le cose vanno, ovviamente, in modo molto diverso. Le letture di cui mi sono nutrita sono, anzitutto, i classici della letteratura italiana, latina e greca incontrati al liceo e all’Università; poi ho seguito negli anni miei percorsi individuali di interesse, ma mai finalizzati.

D. Poesia, narrativa, saggistica, giornalismo: se un genere ti ha catturato più degli altri, sai il perché?
R. La poesia lirica. Perché di un tappeto conterei i singoli fili colorati anziché guardare il disegno che insieme compongono. Perché mi appassionano le questioni filologiche più delle grandi ricostruzioni storiche. Perché mi cattura il particolare, il puntiforme. Perché ho bisogno di raccogliere un precipitato, di distillare la porzione più nobile. Perché ho sempre avuto il fiato corto, non pensate di farmi fare una corsa …

D. La scrittura di oggi esige una differente preparazione culturale rispetto a quella necessaria ieri?
R. No, non direi. Vedo però una grande differenza tra ieri e oggi nell’opportunità di diffondere i propri scritti, di qualunque genere, attraverso la rete. Per chi voglia percorrere questa via.

D. Di chi è la maggiore responsabilità se in Italia si legge così poco?
R. In Italia da anni si tagliano le risorse all’istruzione pubblica e ai beni culturali, e questo è gravissimo. Sono convinta che i giovani di oggi non abbiano già più le opportunità di cui ho goduto io negli anni Ottanta e Novanta. Le scuole non sono aziende e devono continuare a dispensare anche il cibo per l’anima. Lo studio deve rimanere il più grande privilegio democratico.

D. Come lo vivresti un eventuale insuccesso di critica e successo di pubblico?
R. Tendo a riconoscere il principio di autorità e dunque lo vivrei male, se non, forse, per i risvolti economici…

D. Il tuo rapporto con l’editore è generalmente più d’amore o di odio?
R. La poesia è un campo difficile e gli editori non fanno beneficienza. In ogni caso penso di aver collaborato con persone quanto meno serie e oneste.

D. Vincere oggi un importante premio letterario, appaga l’Ego dell’Autore tanto quanto soddisfa la sua borsa?
R. Penso di sì.

D. Incide, nel successo di uno scrittore, l’appartenenza ad una corrente politica o ideologica?
R. Credo possano incidere molto le conoscenze, la rete di relazioni.

D. E’ possibile, oggi, che un grande scrittore non venga mai scoperto e resti per sempre nell’ombra?
R. ………

D. Può durare oltre la sua generazione la fama di un mediocre scrittore asceso agli allori per ragioni “promozionali”?
R. ……..

D. Quando metti la parola fine a una tua opera, hai la consapevolezza di quanto sei riuscito a dare o a non dare?
R. Sì, sono abbastanza consapevole dei punti di forza e di debolezza di una raccolta che consegno alle stampe.

D. Hai mai provato il desiderio di rinnegare qualcosa che hai scritto?
R. Rinnegare mai; ma col passare degli anni è abbastanza scontato non riconoscersi più appieno in poesie scritte molti anni prima.

D. Leggere un’opera altrui che giudichi eccellente ti stimola o ti scoraggia?
R. Innanzitutto mi fa stare bene, mi dà piacere, mi tiene inchiodata alla lettura. No, non mi lascio facilmente scoraggiare e ammetto serenamente che qualcuno/a sia più bravo/a di me, o al mio livello. E questo mi stimola.

D. Hai già scritto l’opera che hai sempre voluto scrivere?
R. Ho scritto tante poesie che continuano a piacermi. Conto di scriverne altre…

D. Cosa ami del mondo e del tempo in cui in vivi? Cosa detesti?
R. Vivo in un tempo in cui le donne votano, studiano, hanno accesso, per lo meno in teoria, a tutte le carriere. A lungo non è stato così. Cerco di vigilare perché non ci siano arretramenti.
Detesto la delegittimazione delle istituzioni democratiche da parte di uomini (e talora donne) indegni. (Nonché chi pensa che per scrivere una poesia basti andare a capo ogni tanto …).

D. Quale luogo comune, imperante nel nostro tempo, vorresti sfatare?
R. Che la scuola e l’Università debbano impostare la formazione solo in base alle esigenze del mercato del lavoro. Devono formare uomini e donne capaci di interpretare la realtà e in possesso di un alfabeto minimo per analizzare ed esprimere la propria interiorità; cittadini/e consapevoli di diritti e doveri. Non sarei la stessa senza gli studi che ho fatto.

D. Qual è il valore più importate che ritieni vada difeso o recuperato?
R. Credo si debba porre un freno alla cementificazione, al consumo dissennato di territorio, alla carcerazione dei fiumi, alla produzione di frutta e verdura “finta”.

D. Dando un voto da 1 a 10, quanto sono della persona e quanto del “personaggio” le tue risposte in questa interSvista?
R. Valuti chi legge…

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