Egregio Piergiorgio Odifreddi,
sono a dir poco sbalordita dalla sua “ingenua” affermazione secondo la quale i credenti renderebbero il mondo peggiore con la loro presenza! Io sono credente e non ritengo di rendere con la mia esistenza il mondo peggiore di quanto non faccia lei con la sua. Il fatto è che conosco persone eccellenti sia tra i fedeli di religioni diverse che tra gli atei e tra gli agnostici, e negli stessi ambiti ne conosco di ben poco raccomandabili.

Sono stata abituata a ragionare non per categorie, ma valutando gli individui dalle loro qualità e dalle loro azioni. Ogni persona è un universo e merita sicuramente una valutazione a sé. Mi meraviglia che lei, desiderando essere ritenuto paladino della ragione contro ogni forma di oscurantismo, si riduca invece a giudicare proprio per etichette, portando avanti una specie di “crociata al contrario” alquanto fondamentalista, e assomigliando in tal modo molto più a un talebano che a uno scienziato.
Paola Lazzarini

E inoltre…

Egregio dottor Crepet,
ultimamente si assiste sempre più spesso attraverso conferenze e dibattiti a ripensamenti da parte di esperti (psicologi, sociologi, docenti, giornalisti, politici…) sul sistema di educazione vigente caratterizzato da un certo lassismo che, si comincia a intuire, ci sta portando ad esiti perniciosi. Ora si tende ad auspicare un sacrosanto ritorno all’autorevolezza e alla severità da parte dei singoli (genitori, insegnanti, educatori in genere…) e delle istituzioni.

Certo è assolutamente vero e giusto, ancorché tardivo, questo discorso sulla necessità di imporre ai giovani indispensabili regole, nonché di conseguenza il rispetto delle medesime, se non si vuole arrivare ad una lenta (ma neanche troppo) disgregazione della nostra già traballante società… Altro che democrazia!

Ma mi lascia molto perplessa in tutti questi discorsi pieni di buone intenzioni, una grave e inspiegabile omissione, o forse una involontaria rimozione. Si dimentica cioè che il singolo educatore oggi si ritrova a battagliare non solo e non tanto con giovani “virgulti” refrattari all’imposizione di qualsivoglia limite, ma contro tutto un sistema economico ben più potente che imbeve di sé bombardandole senza pietà attraverso le più svariate forme pubblicitarie, fin dalla culla le giovani menti in evoluzione. Un sistema cioè basato non sui valori sui quali ogni società evoluta e cioè realmente democratica deve essere costruita, ma piuttosto su valori opposti di tipo materiale (direi addirittura monetario) che non fanno che educare alla superficialità, all’irresponsabilità, al consumismo, all’egoismo, al disprezzo del più debole… perfino alla violenza.

Come si può ignorare ad esempio che le valanghe di messaggi televisivi (più o meno subliminali) che martellano i cervelli fin dalla più tenera età, sono per lo più e subdolamente devastanti e rendono refrattari a più sani insegnamenti coloro ai quali sono diretti e che quasi mai sono in condizione di difendersene? Una adeguata difesa non sarebbe forse impossibile, solo nel caso poco probabile in cui i genitori potessero permettersi di vivere di rendita (vedere insieme ai figli la televisione, selezionare, spiegare, spegnere…).

La lotta (perché di vera lotta ormai si tratta) degli educatori diventa perciò quella di tanti patetici Don Chisciotte contro i mulini a vento, e se non si cerca di correre ai ripari prima che sia (e probabilmente lo è già) troppo tardi, si può stare sicuri che non solo in Italia, ma in tutta la società occidentale, i suddetti hidalgos si troveranno rovinosamente a penzolare da un sistema di pale vorticanti con la loro misere lance spezzate.
Paola Lazzarini

 

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