Egregi (?) 9 milioni di maschi italiani avvezzi a frequentare le prostitute,
chissà se vi è giunta notizia che il 7 di questo mese, a Roma, si è svolta una Via Crucis di solidarietà per le donne schiavizzate, vittime della prostituzione coatta?
L‘iniziativa parte da un’Associazione religiosa che, di schiave del sesso, ne ha già salvate negli anni più di 7000 e si svolge sotto l’egida della Segreteria di Stato vaticana: benedizione del Pontefice, cardinali e vescovi in testa al corteo e tanti, tanti semplici cittadini e volontari a ingrossare le fila della marcia di solidarietà.
Rappresentanze ufficiali dello Stato italiano, almeno di qualche rilievo, nessuna. Eppure, è ragionevole pensare che il problema del meretricio riguardi assai più le strade e gli illeciti bordelli delle nostre città, piuttosto che i quieti vialetti fioriti della Città del Vaticano.
Ma tornando a voi 9 milioni di nascostissimi frequentatori di “lucciole”, di questa manifestazione non avete saputo nulla, vero? Ovvio; eravate molto occupati a dimostrarvi mariti fedeli, bravi padri di famiglia. E comunque cosa c’entrate voi con quei pochi puttanieri che, considerandolo un legittimo commercio, il “do ut des” più antico del mondo, affittano il corpo femminile delle prigioniere del sesso per qualche minuto di liberatorio sfogo carnale senza impegno, senza complicanze sentimentali, senza maggiori implicazioni del costo pattuito lì per lì, ad un angolo di strada?
Nulla: nessuno di voi brava gente, uomini per bene, coscienze adamantine meritevoli del plauso sociale, ha qualcosa a che vedere con le donne da marciapiede: ci mancherebbe, come osate insinuare?
Ma allora come si spiega che, di puttanieri italiani abituali, se ne contano 9 (dico: nove!) milioni su circa 20 di maschi nostrani tra i 19 ed i 69 anni? Mi darete atto che i conti non tornano se, statisticamente, quasi la metà di voi indulge spesso al piacere (squallido) del sesso a pagamento.
E c’è un’altra cosa che, di certo, vi siete lasciati sfuggire. Solo nel nostro Paese, vanno dalle 75.000 alle 120.000 le donne provenienti dai Paesi africani o dall’est Europa che non hanno mai scelto il “mestiere”, ma che vi sono costrette dal racket della prostituzione, capace di incassare, solo grazie a questo specifico business, più di 90 milioni di euro al mese (fa un miliardo e 80 milioni ogni anno: non male come tesoretto)!
Immagino lo stupore se specifico che il 65% delle suddette meretrici lavora in strada e che – pensate un po’ – il 37% è minorenne. Eh sì, quasi un terzo di loro hanno dai 13 ai 17 anni.
Di conseguenza, miei cari e inesistenti puttanieri italiani, sareste passibili di arresto ogni volta che pagate una ragazzina per ottenere quel rapido “servizietto” consumato per lo più sul sedile della stessa auto con cui portate, nel fine settimana, i vostri innocenti figlioletti allo zoo o alla partita; le vostre ingenue mogli a trovare la suocera o al loro dignitosissimo posto di lavoro.
E’ un’inconfutabile verità, questa, che interessa poco o niente ad una vasta porzione di uomini rimasti con il cervello nel pleistocene. Si sentono estranei all’argomento perché, in fondo, si sta parlando soltanto di donne. Quelle stesse vittime del femminicidio che, non appena vogliono usufruire del diritto di scelta sulla gestione del loro futuro, vengono brutalmente “terminate” dai rispettivi mariti, amanti, compagni, fidanzati, conviventi o ex-conviventi poco inclini a restituir loro l’agognata libertà.
Orbene: se sono in tanti ad ammazzarle, cosa sarà mai sbattersele ogni tanto dietro un cespuglio, o in piedi contro un muro, pagandole pure? E’ un nonnulla, infatti: una forma di commercio come un’altra. E che le donne da marciapiede siano consenzienti o meno; che siano il risultato vivente della tratta della schiave in stile terzo millennio; che siano poco più che bambine vendute a dei mostri pseudo-umani per un tozzo di pane… quale differenza fa?
Intanto, bisognerebbe saperlo: e nella fretta di uno stupro consentito ma comunque esecrato, inconfessabile, quale cliente si prende la briga d’indagare, di domandare? O semplicemente di guardarle negli occhi, queste dispensatrici coatte di piacere “mordi e fuggi”?
Possiamo lasciare la risposta in sospeso a tempo indeterminato, tanto quei 9 milioni d’italo-puttanieri esistono solo per la statistica: attorno a noi donne qualsiasi, madri, mogli, figlie, sorelle e compagne, di quella genìa non ce n’è manco uno. Sarebbe tanto masochistico quanto intrigante, però, tentar d’immaginare qualcosa in più.
Esempio: siamo fortunate donne qualunque che oggi escono di casa. Nel corso della giornata incontriamo un imprecisato numero di maschi; al mercato, al lavoro, alla guida di un’auto, al bar o al ristorante, in un cinema… Giusto per ipotizzare, diciamo che se ne incrociano circa un centinaio. Diciamo che una trentina sono facce note, che alla maggioranza sappiamo perfino dare un nome. Diciamo che dieci sono buoni conoscenti e aggiungiamo che la metà fa parte delle nostre più o meno consuete frequentazioni.
Bene: ciò detto, se proviamo a riflettere con piglio rigorosamente statistico, sappiamo che cinque di quelle facce e di quei nomi rientrano nella categoria dell’italo-puttaniere. E, anche se mai lo avremmo pensato, ci sono buone probabilità che, dei cinque incriminati, due abbiano dato sfogo almeno una volta ai loro istinti carnali con una prostituta schiavizzata, o minorenne, o entrambe le cose.
Vi avevo avvertite che sarebbe stato masochistico ipotizzare, ma oramai un sano istinto di solidarietà femminile c’impone di arrivare fino in fondo; e il risultato si riduce tutto ad un’altra legittima, fatale domanda.
A quale degli ultimi cinque possiamo appropriatamente, con sperticata soddisfazione, sputare in faccia?

A/6

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