Caro ciuffetto (o rametto) di mimosa,
gioco d’anticipo, lo so, e lo faccio apposta: nella precisa giornata dell’8 marzo, d’altronde, arriverai ovunque ci sia una donna tra i 12 e i 100 anni e ciascuna, nel prenderti tra le mani, sorriderà a chi ti ha offerto in dono, uomo o donna che sia; ringrazierà e per un momento si sentirà davvero Donna (e nota bene che l’ho scritto con la D maiuscola).
Sei dunque preziosa se sai far nascere un sorriso, ma lascia che ti racconti una piccola storia vera, di vita vissuta, così che già il 9 di marzo tu non debba sentirti abusata, sfruttata, ingannata da chi svaluta la tua bellezza solare solo per compiere il gesto che… “lo faccio oggi perché tutti lo fanno oggi”.
C’è un anziano signore – che avendo compiuto i novant’anni andrebbe annoverato nella fascia dei Grandi Vecchi – sposato da sei decenni con una sua quasi coetanea (sempre la stessa, cosa già abbastanza eccezionale di per sé!). Ai tempi del suo mai spento coup de foudre non esisteva alcuna Festa della Donna; meno che mai si usava gratificare una moglie, madre, figlia, sorella o collega con un omaggio floreale solo perché apparteneva al genere femminile. Forse un’amante, sì, ma una di quelle che sanno accontentarsi.
Eppure, il nostro eroe, nel primo giorno di primavera d’ogni anno (e questo succede a tutt’oggi), torna a casa con un fiore per la compagna della sua vita. Un fiore solo, uno qualunque, ma il più bello che riesce a scovare tra i mille mazzi esposti in chissà quale vetrina.
Accanto al fiore coreograficamente adagiato sul cuscino della consorte (entra nella stanza quatto quatto, immagina quanto riesce a farlo di nascosto!) posa un biglietto con su scritta sempre la stessa frase: “Grazie di esserci. Per me e con me”. Poi,    silenzioso, sguscia fuori dalla camera coniugale e annuncia finalmente a gran voce: “Eccomi qui. Sono rientrato!”.
Appunto. Lui un’altra volta, per 21.900 volte (o giù di lì), è tornato da lei. Fiore o non fiore, da sessant’anni le dona ogni giorno riconoscenza, rispetto, stima, sostegno, complicità; nella buona e nella cattiva sorte.
Storia edificante, cara mimosa; ammettilo. E il bello è proprio che non è una storia. Quindi mettiti pure in gran pompa per l’8 di marzo: sii al meglio di te stessa, rugiadosa e pingue, dorata e fragrante. Per le tante donne deluse che, di te, non sapranno che farne, ce ne sarà sempre una pronta ad accoglierti con la grazia forte, con la consapevolezza fiera del non sapersi “soltanto” una donna, ma un’immensa Donna.
A/6

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