Sono un tuo compagno di cammino.
Vedo la mia gente – leggesi: la cristianità – entrare in panico per la crisi economica. Non ne ho visto uno alzare un dito o spendere più di tre piagnucolose parole per la crisi dei valori che sta trasformando il nostro mondo in un luogo invivibile per chiunque – credente, agnostico, ateo – sia un individuo che rifiuta di omologarsi alla superficialità, ai comportamenti sgangherati, all’ignoranza e alla stupidità di massa, ai piccoli o grandi giochi di potere che premiano i furbi e penalizzano la gente dabbene.
Sarà, allora, che Dio è davvero morto?
Niente affatto. Quello dell’Islam non ha mai goduto di miglior salute; quello degli israeliti continua a combattere con immenso fervore per la propria sopravvivenza; le forze cosmiche delle religioni orientali prosperano e fanno proselitismo… C’è solo il Cristo dell’Occidente che si prende un’altra volta in faccia gli sputi dei suoi stessi figli, che viene quotidianamente pluri-tradito e rinnegato, ch’è stato scippato del suo ruolo di guida d’un grande popolo e misconosciuto quale ispiratore della sua cultura. Non a caso, Chesterton diceva: “Chi non crede in Dio, non è vero che non crede in niente, perché comincia a credere a tutto”.
E infatti noi, obeso popolo d’Occidente che ha fatto di sé l’unico Dio, siamo costruiti così: siamo l’unica gente del pianeta che si vergogna di pregare, che si sente fessa a credere, che subisce con viltà lo scherno dei razionalisti a oltranza, che “guarda e passa” di fronte a migliaia di confratelli uccisi in altre terre blaterando, al contempo, sulla libertà di professare ovunque qualsiasi religione. In quanto alla popria, per quel che vale, chissenefrega?!
Cosa vuoi mai che ne consegua, Paola L.? Personaggi del Presepe seduti sul cesso; niente messa di Natale ma grande show di tette e culi; parole di pace, carità, altruismo e speranza sostituite dai concioni di quattro vetero-politici in odor di corruzione; fuori il Bambinello e dentro il calciatore con velina al seguito.
Ma questo è il meno, mia cara. Il più è che, attraverso lo strapotere globale dei media, da decenni stiamo esportando, nel resto del mondo, proprio questo peggio di noi. Come sperare, quindi, nella stima e nella considerazione degli altri popoli? Su cosa contare se vanno evaporando una via l’altra le ragioni su cui fondava la nostra forza, quel po’ di timore reverenziale che suscitavano i nostri convincimenti, i nostri valori, le conquiste meravigliose ottenute grazie ad essi?
Che Dio ci assista, allora: perché io, il futuro di un Occidente che abdica ad essere cristianamente se stesso, mica lo vedo bene, sai? Comunque (et malgrès tout)… buon Natale, compagna di fiducioso cammino.
Federico Somma
(Forse è giunta l’ora, giusto per cambiare un po’, di organizzare un colossale “Christian Pride”, cose ne dite? La Redazione)